"Il rilancio passa dai fondi europei |Le trivelle? Non demonizzare" - Live Sicilia

“Il rilancio passa dai fondi europei |Le trivelle? Non demonizzare”

Intervista all'assessore Purpura: "Basta con iniziative spot, bisogna usare i fondi comunitari per creare progetti completi capaci di attrarre turismo". Il personale: "“Si può spostare un funzionario che ha un profilo di agronomo dove serve un agronomo". E sulle estrazioni di petrolio: "Interventi che possono incrementare sensibilmente l'occupazione non vanno scartati a priori"

Intervista all'assessore Purpura
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PALERMO – Utilizzare al meglio i fondi europei senza disperderli, valorizzare le competenze nei beni culturali, valutare a fondo la situazione della sovrintendenza di Siracusa, dopo i veleni dei mesi scorsi. Sono alcuni degli intenti del neo assessore regionale ai Beni culturali Antonino Purpura. L’economista palermitano spiega a Livesicilia come intende muoversi sulla poltrona che in questa legislatura ha visto passare già tre assessori.

Assessore Purpura, in questi giorni il presidente Crocetta ha detto qualcosa come “chi, avendo il petrolio, non vorrebbe venderlo?”. Ma c’è un altro “petrolio” a disposizione della Sicilia, altrettanto sottoutilizzato, che sono appunto i beni culturali. È d’accordo?

“L’affidamento di questo assessorato a un economista applicato ha una forte motivazione, cioè quella di provare ad attivare un percorso di valorizzazione del tesoro a cui lei faceva cenno. Questo si fa essenzialmente con la sinergia con il turismo, ma non solo. Come ha dimostrato quanto accaduto con Le vie dei tesori certe iniziative servono anche a rafforzare il senso di identità e hanno una valenza più lata”.

Le si insedia in un momento in cui i musei siciliani sono finiti nell’occhio del ciclone per tanti problemi tra i quali quello relativo alle mancate aperture nei weekend. Come pensa di affrontare questo tema?

“Ci sono carenze organizzative che hanno matrici molto lontane. Servono dei correttivi. Per sempio adeguare i profili dei dirigenti. Esistono squilibri sia di carattere quantitativo sia di tipo qualitativo”.

Come si risolve il problema?

“Si può spostare un funzionario che ha un profilo di agronomo dove serve un agronomo. E avere profili manageriali nella gestione delle strutture. Io sto avviando una ricognizione di tutte le realtà museali da un punto di vista della struttura organizzativa e dei carichi di lavoro. Vogliamo guardare alle criticità di varia natura che troveremo”.

Nel frattempo anche cambiare una lampadina diventa un problema…

“Intanto possiamo attuare degli interventi tampone per permettere l’apertura dei musei. Poi lavoreremo con i fondi strutturali, della vecchia e nuova programmazione”.

Tasto dolente questo. Saprà che sulla vecchia programmazione l’asse di spesa dei beni culturali è quello più in ritardo. Qui c’è il rischio di perdere un sacco di soldi…

“Mi sono appena insediato. Mi hanno detto che ci sono dei problemi con le procedure di certificazione della spesa che sarebbero più complesse che in altri assessorati. Io attiverò un gruppo di lavoro su questo”.

Con quali obiettivi?

“L’obiettivo è evitare una dispersione delle risorse che non danno corpo a progetti finiti. Faccio un esempio: si parla dell’Albergo delle Povere che a mio avviso potrebbe benissimo diventare un grande museo palermitano. Per farlo si devono concentrare tutte le misure su questo obiettivo, per arrivare a un prodotto integrato. Il Louvre è una cosa complicata e la si fa con tanti interventi. Il limite della programmazione 2000-2006 è stato quello di pensare più alla capacità di spesa che alla qualità della spesa, disperdendo le risorse. Io sospenderò tutte le iniziative spot dove non ci sia un progetto di disegno integrato per il territorio. Un’opera completa diventa un attrattore spendibile per il mercato, i tour operator vogliono questo. Su questo tema c’è una forte sinergia strategica con la collega Cleo Li Calzi”.

Cosa ne pensa del dibattito sulle trivelle? Possono pregiudicare quei beni culturali e ambientali che lei si ripromette di rilanciare?

“In questo campo le valutazioni vanno fatte senza demonizzare. Io credo che se il turismo non è partito in Sicilia questo non lo si deve alle raffinerie ma al fatto che abbiamo distrutto le coste con le seconde case e la cementificazione. Bisogna certo valutare con attenzione l’impatto ambientale e anche quello occupazionale. Interventi che possono incrementare sensibilmente l’occupazione non vanno scartati a priori, ecco perché trovo condivisibile la linea del presidente”.

Altro dossier scottante che lei eredita è quello delle sovrintendenze. Mi riferisco in particolare a Siracusa dove è successo un po’ di tutto e abbiamo visto scorrere molti veleni. Lei che idea s’è fatto?

“Io attendo dagli uffici una relazione sulle motivazioni che hanno indotto il direttore ad assumere i provvedimenti. Per le informazioni che ho ritengo che la situazione vada approfondita. Mi hanno rappresentato il quadro che ha portato alla sospensione del sovrintendente”.

Che è un provvedimento provvisorio per definizione…

“Esatto. Attendo di avere gli elementi completi”.

E dei tre dirigenti della stessa sovrintendenza che vengono sostituiti che idea s’è fatto?

“E’ una realtà complessa. Ribadisco: ho bisogno di approfondire la questione per dare valutazioni fondate”.

Il direttore Giglione ha fatto riferimento a un principio di turn over da rispettare…

“Quello è previsto dalla normativa e va rispettato”.

Lei ce l’ha una piscina?

(Esita qualche secondo e poi ride, ndr) “No, non ho piscine e non ho ville. E dichiarerò tutti i miei possedimenti in comunione di beni con mia moglie”.

 


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