Beni culturali: ritardi e vincoli |“Ma non perderemo un euro” - Live Sicilia

Beni culturali: ritardi e vincoli |“Ma non perderemo un euro”

Il dirigente regionale: "Il patto di stabilità frena la spesa dei fondi europei". I custodi? "Non è vero che sono un esercito, anzi, dopo il blocco delle assunzioni del 2009 perdiamo il 20 per cento del personale ogni anno"

Intervista a Gesualdo Campo
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4 min di lettura

PALERMO – Il direttore generale del dipartimento dei Beni culturali Gesualdo Campo si racconta a Livesicilia attraverso un ampio rendiconto dell’attività svolta negli ultimi due anni dal suo dipartimento. Da come sono stati impiegati i fondi del Po Fesr alla situazione drammatica delle imprese, dall’impiego dei forestali alle falsità che, secondo il dirigente, sarebbero state dette sul suo conto.

Qual è lo stato di salute dei beni culturali siciliani?
“In generale direi buono, a maggio alcune tra le principali testate giornalistiche europee e americane hanno messo la Sicilia al primo posto nella conservazione del patrimonio archeologico grazie al parco della Valle dei Templi di Agrigento, il secondo sito culturale più visitato d’Italia dopo Pompei. Se devo, invece, riferirmi al dato contingente devo dire che è abbastanza cattivo a causa del tetto di spesa imposto dal patto di stabilità. Il governo nazionale continua ad incalzarci sulla spesa dei fondi che giungono dall’Unione europea, ma per utilizzare questi fondi c’è bisogno del cofinanziamento dello Stato e della Regione, un 66% totale che insiste inevitabilmente sul patto di stabilità. Questo circolo vizioso è dannoso soprattutto per le imprese che vantano crediti con la Regione e soffrono per i tempi lunghissimi di liquidazione delle somme dovute fino ad attraversare momenti di dura crisi”.

Come sono stati impiegati finora i fondi europei?
“Con i fondi del Po Fesr 2000-06 sono stati fatti oltre 800 interventi sui beni culturali. Abbiamo speso molto, ad esempio, nel recupero delle miniere, come quella di Casteltermini, l’istituzione dei musei minerari. Diversi altri fondi sono stati impiegati per il recupero di molti beni in tutta la Sicilia come il castello di Montalbano Elicona. Abbiamo anche stanziato 38 milioni di euro per dei bandi a sostegno delle imprese che investono in cultura. Qualsiasi associazione, piccola cooperativa o impresa del settore, purché iscritta alla Camera di commercio, avrebbe potuto accedervi ed avrebbe ricevuto finanziamenti fino a 200 mila euro a fondo perduto. Ebbene, di 38 milioni di euro ne siamo riusciti ad impegnare solo 5,5 a causa della mancanza di adesioni. Ovviamente i 33,5 milioni di euro non impiegati non sono andati perduti, ma sono stati reimpiegati per altre opere, ad eccezione di 11 milioni che sono stati rimessi in gioco per un nuovo bando, simile al precedente, che scadrà il prossimo novembre”.

E per il futuro?
“Speriamo che il nuovo governo che si insedierà garantisca continuità almeno sui fondi strutturali. Abbiamo ammortizzato i ritardi, siamo già alle gare per opere che potranno così essere conclusi entro il 30 giugno 2013, rientrando pienamente nelle scadenze fissate dall’Europa. Potrà essere fatto molto con il Po Fesr 2007-13, ma solo se ci consentiranno di spenderlo. Penso che non spendere oggi significhi spendere molto di più domani, anche alla luce delle inadempienze nei confronti delle imprese, che porteranno inevitabilmente a delle penali giudiziarie e quindi ad una spesa decuplicata”.

Cosa ci dice riguardo all’annosa questione del personale insufficiente che spesso non consente l’apertura di alcuni siti museali?
“Mancano i soldi per poter pagare gli straordinari festivi al personale, ma sulla questione sono state dette diverse cose non vere. Non è vero, ad esempio che abbiamo un esercito di custodi. Abbiamo 1620 dipendenti, un numero inferiore a quello previsto dalla legge, di cui oltre 400 appartenenti all’ex Beni culturali Spa, ora Servizi ausiliari Sicilia, e non tutti sono adibiti alla fruizione dei beni. È anche sbagliato fare confronti tra il rapporto dipendenti per sito della Sicilia, 11 e quello della Toscana, 4, come qualcuno in passato ha fatto. Anzitutto perché in Toscana la competenza prevalente dei beni culturali è dello Stato, quindi ai 4 dipendenti regionali vanno aggiunti anche quelli statali, inoltre noi abbiamo una densità di siti distribuiti sulla superficie della Regione di gran lunga superiore a quella delle altre regioni, per cui il confronto regge poco, inoltre dal 2009 le assunzioni sono bloccate ed ogni anno abbiamo una perdita del 20% del personale senza possibilità di turn over. Queste, comunque, sono solo alcune delle falsità dette sul nostro conto”.

Quali sono le altre?
“Anzitutto non è vero che ho incrementato le strutture intermedie da 72 a 90. Quando sono arrivato qui, nel 2010, ho trovato 72 strutture e 72 sono rimaste. Non è vero che 26 miei dirigenti hanno chiesto le mie dimissioni così come non è vero che ho disatteso decreti, sentenze o pareri del Cga, a me non è stato notificato nulla. Non è inoltre vero che ho fatto promuovere mia moglie, la quale dal 2001 non ha un avanzamento di carriera”.

Avete tratto beneficio dall’impiego dei forestali all’interno dei siti archeologici e culturali?
“Sì. A differenza degli scorsi anni quest’anno abbiamo avuto un solo incendio, quello di Alesa, nei nostri siti e questo grazie alla pulizia preventiva compiuta dai forestali, che dal 15 ottobre, finito lo stato di allerta contro gli incendi, potranno essere impiegati nei siti culturali e darci una mano importante”.

 

 


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