CATANIA – I soldi delle bische clandestine per assicurare gli “stipendi” agli affiliati del clan. Ma anche droga ed estorsioni – con il metodo ormai rodato dei “recupero crediti” – per far gonfiare la pignata del clan. La cassa comune è quella del gruppo santapaoliano di Picanello, storica roccaforte del capodecina Carletto Campanella da decenni in carcere. Questa volta, però, invece del cuore militare della cosca (come è stato per l’operazione Orfeo di diversi anni fa) è nche la linfa finanziaria ad essere colpita. Ad alcuni indagati, infatti, è contestato il reato di riciclaggio. Inoltre i carabinieri hanno sequestrato una casa discografica.
Il blitz Picaneddu
Il blitz – chiamato Picaneddu – è scattato nella notte. I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma, hanno eseguito, tra Catania e Vicenza, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Catania nei confronti di 15 indagati. Uno però è risultato latitante.
Le accuse mosse dalla Dda di Catania vanno da associazione mafiosa, concorso esterno, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena. Tutto con l’aggravante di “aver agito al fine di agevolare la famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola Ercolano – gruppo di Picanello”.
Il bacio tra boss
I carabinieri hanno piazzato diverse telecamere per cercare di incastrare gli indagati. E tra i filmati immortalati ci sono anche gli incontri tra i boss che si salutano con il bacio a stampo. Tra questi Enzo Scalia, storico del gruppo mafioso e tornato in libertà dopo un lunga detenzione per omicidio. Un rito ‘mafioso’ già emerso in altri blitz, soprattutto tra i signori della droga.
In carcere il capo
In carcere è finito il “capo” di Picanello Carmelo Salemi, i suoi uomini più fidati e i vari affiliati. Negli ultimi anni, infatti, c’erano state diverse scarcerazioni – tra cui il boss Giovanni Comis, oggi arrestato ma per reati finanziari – che avevano permesso di rimettere in piedi gli affari a Picanello. Già nel blitz Jungo, l’anno scorso, i carabinieri avevano fatto scattare le manette nei confronti di Carmelo Salemi, che aveva preso le redini del clan dopo la sua scarcerazione.
I nomi
Sono finiti in carcere Andrea Caruso, Giovanni Comis, Andrea Consoli, Giovanni Frazzetta, Mario Frazzetta, Giuseppe Russo, Carmelo Salemi, Vincenzo Santo Scalia, Francesco Testa. Obbligo di dimora per Carlo Concorso, Ugo Puglisi Foscolo, Veronica Puglisi Foscolo, Rudy Veneziano.
Enzo Dato, detto pirigno, risulta latitante. Un’altra persona è stata rintracciata all’estero.