PALERMO – La “Solen1”, barca monoalbero di 12 metri battente bandiera turca, era imbottita di hashish. Più di cinque tonnellate di “fumo”.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, con il supporto operativo del Gruppo aeronavale di Messina e la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, hanno bloccato l’imbarcazione a largo di Marettimo.
L’operazione, coordinata dalla Procura di Palermo, non sarebbe stata possibile senza il supporto delle autorità francesi e turche. I paesi del Nord Africa, caratterizzati dall’instabilità politica, sono diventati degli hub per i traffici illeciti nel Mediterraneo.
Sono stati i francesi a segnalare la presenza nel canale di Sardegna dell’imbarcazione a vela proveniente dalle coste magrebine del golfo di Oran. C’era già un alert della “Vigilanza Aduanera” spagnola e della “Douane francaise”.
In meno di due ore le unità aeree e navali del comando di Pratica di Mare hanno agganciato la Solen1. L’abbordaggio è stato opera del pattugliatore multiruolo “Monte Cimone” e del “PV9 Cinus” del Gruppo aeronavale di Messina. Gli equipaggi hanno lavorato in condizioni meteomarine critiche.
L’imbarcazione, con i tre membri turchi dell’equipaggio, è stata successivamente rimorchiata fino al porto di Palermo. A bordo c’erano 187 sacchi di iuta contenenti l’hashish marchiato cojn il logo Mercedes.
La “Solen1” è la sesta imbarcazione che viene sequestrata nel Canale di Sicilia dall’estate scorsa dopo la “Quest”, la “Remus”, la “Leucothea”, “El Canonero”, la “Luna III”.
“Il mar Mediterraneo si conferma, in definitiva, essere uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti – spiega il colonnello Cosmo Virgilio, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo-. In questo scenario la guardia di finanza svolge il suo ruolo esclusivo di polizia del mare, integrando il dispositivo aeronavale costiero con quello di altura, tanto per il controllo delle frontiere esterne con le attività di esplorazione aeromarittima condotte in acque internazionali, quanto per la difesa degli interessi economico-finanziari del Paese e dell’Unione Europea”.