PALERMO – Per risolvere il problema il governo Crocetta aveva tirato fuori dal cilindro il solito coniglio, la mitica “cabina di regia”. Che insieme ai fantomatici “tavoli tecnici” è una garanzia per non uscirne mai. Peccato, infatti, che dopo tre mesi nessuno pare sappia cosa abbiano fatto i registi. Intanto il tempo scorre e la paura aumenta per i circa 15mila precari degli enti locali siciliani. E così una quarantina di sindaci del Messinese hanno scritto a Crocetta e al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone per chiedere un intervento prima che sia troppo tardi. La prima scadenza alle porte è quella del 30 settembre. Data entro la quale i Comuni dovrebbero presentare un piano per le stabilizzazioni in assenza del quale sarebbero impossibili anche le proroghe dei semplici contratti a termine. Difficile, quasi impossibile viste le condizioni di grande difficoltà economica in cui versano i Comuni. E così ieri è scattata la protesta indetta dai sindacati autonomi. Che minacciano “guerra” se non arriveranno risposte adeguate.
La bomba a orologeria continua a ticchettare insomma. La fantomatica cabina di regia istituita da Crocetta per scrivere la parola fine al precariato pubblico degli enti locali siciliani viene istituita dal governatore con decreto il 16 maggio scorso per insediarsi l’8 giugno. Da allora, a quanto si apprende, si è riunita due volte. “Ad oggi nessuna concreta attività è stata ad oggi intrapresa!”, scrivono nella nota congiunta i 44 sindaci del Messinese, che ricordano: “Intanto si avvicina inesorabilmente, il 30 settembre 2016 quando scadrà il termine previsto dall’art 27 comma 2 della legge regionale 3/2016 non considerando che il 31 dicembre 2016 è alle porte, data in cui scadrà il termine previsto per le così dette. Proroghe. Ancora una volta i contrattisti e le loro famiglie si ritrovano nel dramma dell’incertezza! Molti comuni potrebbero chiudere senza l’apporto di queste persone che spesso sono chiamati a gestire anche ruoli di responsabilità. Occorre con forza cercare ogni utile soluzione che porti al superamento del regime delle proroghe, avviando i processi di stabilizzazione e superando i vincoli assunzionali e finanziari da parte dello Stato”.
Ieri la protesta indetta dai sindacati autonomi Movimento Giovani Lavoratori e Peps ha avuto adesioni altissime tra i precari degli enti locali, con l’effetto di bloccare le attività in molti Comuni, dove i contrattisti sono spesso più dei dipendenti a tempo indeterminato.
L’idea del governo sembra essere ancora quella di un passaggio in blocco dei contrattisti alla Resais. Ipotesi che gli auotnomi contestano. E non solo loro. “Noi pretendiamo contratti pubblici perché l’esperienza che questi lavoratori hanno maturato deve essere a disposizione delle amministrazioni pubbliche – dice Paolo Montera della Cisl Funzione pubblica -. A quadro normativo invariato si potrebbero stabilizzare solo mille persone a fronte di un blocco che con asu, precari della sanità, dei Comuni e delle ex Province conta 23 mila persone”.