Bonifiche "dimenticate" |Il caso del torrente Cantera - Live Sicilia

Bonifiche “dimenticate” |Il caso del torrente Cantera

Quattro anni fa l'incidente. L'Arpa: "Il ministero non ha istruito il procedimento".

SIRACUSA – Uno studio per bonificare sottosuolo e falda acquifera contaminati da idrocarburi sull’argine del torrente Cantera, dimenticato nei cassetti del ministero dell’Ambiente. Piani di bonifica già approvati e decretati, fermi dal 2005 perché la Regione tarda a rilasciare il parere di assoggettabilità al Via (Valutazione impatto ambientale). La vicenda del mancato risanamento delle aree contaminate dentro il Sin Priolo, che nel complesso appare come un garbuglio incomprensibile dove tutti e nessuno hanno responsabilità, nel dettaglio è fatta di esempi evidenti di inefficienza pubblica. L’ultima scoperta riguarda il più recente degli incidenti rilevanti avvenuti nell’area del Petrolchimico Priolo-Augusta. Quattro anni fa una vetusta conduttura, parte di un oleodotto di 9 chilometri che trasporta cherosene, si rompe all’altezza dell’argine Sud del torrente Cantera, a pochi passi dall’antica colonia greca di Megara Iblea: 400 tonnellate di greggio si versano tra suolo, sottosuolo e corso d’acqua. L’intervento della Capitaneria di porto e dell’Isab, l’azienda coinvolta nello sversamento, attraverso l’utilizzo di panne assorbenti, impedisce che la miscela di idrocarburi raggiunga il golfo di Augusta . In trenta giorni anche il torrente è liberato dalla contaminazione: lo suggella l’Arpa che, però, è convinta che sottosuolo e falda lungo gli argini siano rimasti contaminati. Parte la procedura tecnica che prelude al completo lavoro di risanamento: davanti al prefetto, l’Isab presenta cinquanta pagine di caratterizzazione secondo il protocollo Arpa che vengono inviate al ministero dell’Ambiente per l’approvazione. “Il procedimento non è mai stato istruito”, denuncia oggi il responsabile del settore Bonifiche dell’Arpa, Marcello Farina. Che prosegue: “Siamo fermi al 2012. Secondo me al ministero se ne sono proprio dimenticati. Allora fu fatta un’operazione di messa in sicurezza preliminare – ricorda – sul torrente e sulla parte di terreno in superficie, ma vista la durata dell’evento, vista la quantità di sostanza versata, è molto probabile che si sia insinuata nella falda acquifera: per esserne certi e procedere alla bonifica è necessaria un’opera di caratterizzazione. Ma il piano – prosegue – presentato 30 giorni dopo l’incidente non è mai stato istruito dal ministero: nelle varie conferenze di servizi che istruiscono procedimenti nei 57 Sin italiani, non è mai stato messo all’ordine del giorno”. Inquietante, eppure secondo il dirigente Arpa Sicilia c’è di peggio: “Molte bonifiche – dice – sono ferme per colpa della Regione. Tante sono addirittura già approvate con decreto interministeriale e aspettano solo il parere di assoggettabilità di Via (Valutazione impatto ambientale). Ce n’è qualcuno clamoroso – cita ad esempio, il dirigente Arpa – che risale al 2005: si tratta di un progetto di bonifica dentro il sito Sindyal, azienda del gruppo Eni – che riguardava una barriera permeabile reattiva per il trattamento della contaminazione da metalli in falda acquifera. Si aspetta questo ok dalla Regione da undici anni. Progetto approvato e decretato. E non è il solo”.

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