I rapporti tra Borsellino e l’allora procuratore Piero Giammanco erano talmente tesi che una volta il giudice poi ucciso in via D’Amelio, arrabbiato, disse in modo provocatorio che se avesse potuto lo avrebbe arrestato. A dirlo è il tenente Carmelo Canale, per anni braccio destro del magistrato assassinato che lo volle con se a Palermo, sentito oggi come testimone della difesa al processo per favoreggiamento aggravato al generale dei carabinieri Mario Mori.
“Un giorno vidi Borsellino scrivere convulsamente sulla sua agenda rossa. Non so cosa stesse appuntando, ma mi disse, arrabbiatissimo, che ce n’era per tutti e che era finito il tempo di scherzare, ma bisognava scrivere”. Canale ha ricordato l’episodio, avvenuto una settimana prima della strage di via D’Amelio. Il teste, che fino a pochi momenti prima che il giudice scrivesse sulla sua agenda, poi sparita dopo l’attentato, aveva scherzato con Borsellino, ha proseguito: “Non mi disse cosa era accaduto nel frattempo e perché fosse così adirato. So solo che il suo cruccio in quel momento era l’omicidio di Giovanni Falcone e che su quella vicenda c’erano fatti che solo lui conosceva e sui quali non fu mai sentito a Caltanissetta”. Canale ha ricordato anche un altro episodio in cui vide il giudice molto arrabbiato. “Fu quando – ha spiegato – seppe che l’allora procuratore Giammanco voleva andare al funerale di Salvo Lima, assassinato il 12 marzo del ’92. Un omicidio che lui riteneva non di mafia, ma che per Falcone era invece un fatto di enorme peso in Cosa nostra”.
“Mi disse – ha aggiunto – anche forzando un po’ i toni che avrebbe voluto arrestare Giammanco”. Canale ha poi dato un giudizio molto negativo sul colonnello dei carabinieri Michele Riccio, grande accusatore di Mori. “Lo incontrai – ha spiegato – perché sosteneva di avere una cassetta registrata con le dichiarazioni di un suo maresciallo sulla morte di mio cognato (il maresciallo Lombardo suicidatosi in caserma in circostanze mai chiarite ndr). Ma quella cassetta non me la diede mai, mi parlò solo di affari suoi e l’unica cosa certa era che ce l’aveva a morte con Mori”. Il processo è stato rinviato all’8 marzo per sentire un altro teste della difesa, l’ex capitano del Ros e braccio destro di Mori, Giuseppe De Donno.
Nel corso della mattina, Canale aveva parlato invece dei rapporti tra i Ros e il giudice assassinato in via D’Amelio: “Tra il Ros del generale Subranni e del colonnello Mori e il procuratore Borsellino – ha detto Canale – c’erano ottimi rapporti. Mai Borsellino mi riferì giudizi critici su Mori”. Canale, dopo una lunga vicissitudine processuale, è stato assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa, che gli ha comportato 5 anni di sospensione dall’Arma, e reintegrato in servizio col grado di tenente colonnello. Per lungo tempo braccio destro del giudice Paolo Borsellino il teste ha ripercorso in aula, davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo, la sua carriera.
A riprova della bontà delle relazioni tra l’imputato e Borsellino e più in generale tra il Ros e il magistrato, Canale riferisce di due cene a cui il giudice ed altri magistrati parteciparono insieme ad ufficiali del raggruppamento. ”Organizzammo una cena a Terrasini tra ufficiali del Ros, tra i quali c’era anche l’allora Maggiore Obinu (coimputato insieme a Mori ndr) – ha aggiunto – e alcuni magistrati come Borsellino, Lo Voi e Natoli. Al termine della cena Borsellino tenne un discorso che finì con questa frase: ‘questa e’ la cena delle persone oneste”.
Poi Canale ha raccontato di un altro incontro conviviale tra Mori e Subranni, rispettivamente vice e comandante del Ros, e Borsellino. “Avvenne – ha spiegato – nella sede del comando generale a Roma una settimana prima che Borsellino venisse ucciso. Poi andammo a Salerno in elicottero con Subranni”.
(fonte: Ansa)