Il boss, "Renata" e i pescherecci | Intreccio mafioso in Bosnia - Live Sicilia

Il boss, “Renata” e i pescherecci | Intreccio mafioso in Bosnia

Un frame dei pedinamenti

Si spostano nei Balcani le indagini che hanno azzerato la nuova cupola di Cosa nostra.

PALERMO – Da Misilmeri in Bosnia. È nei Balcani che si spostano le indagini dei carabinieri. Il 31 marzo 2015 Guido Oddo, originario di Misilmeri. si costituisce nel carcere Pagliarelli. È ricercato dal 2005 perché deve scontare un residuo di pena di un anno e dieci mesi.

Il suo nome è saltato fuori quando era il boss Benedetto Spera a guidare il mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Di fatto Oddo è rimasto latitante per un decennio. Il giorno prima di costituirsi ha incontrato Salvatore Sciarabba che nelle scorse settimane è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo durante il blitz che ha stoppato il tentativo di riorganizzazione della nuova cupola. Gli investigatori ritengono che sia stato Sciarabba a suggerire a Oddo, cugino degli ergastolani Formoso, di costituirsi per una ragione ancora oscura e con la promessa che una volta tornato in libertà gli sarebbe stato assegnato un ruolo di primo piano.

È lo stesso Oddo a spiegare al figlio, durante un colloquio intercettato in carcere, che la scelta di presentarsi al Pagliarelli è stata “una cosa combinata”. Quindi fa riferimento ad un affare in corso: “… io questo business, io voglio fare questo business, io ho una flottiglia di pescherecci là, un amico mio… mi andava cercando di fare qualche business e gli ho detto che devi fare… io adesso qui mi sono un po’ erudito sul… c’era questo marinaio, questo Marrono, il cugino di Messina Denaro, mi ha detto Guido fai un bicchiere di questo…”.

Si tratta di un business per il quale Oddo ha gettato le basi durante la latitanza trascorsa nel Balcani, ospite di una donna di nome “Renata”, moglie di un “generale” e sorella del “capo della polizia bosniaca”. Uno strano intreccio su cui stanno cercando di fare luce i carabinieri su delega della Procura della Repubblica di Palermo. Un altro articolo sulla vicenda è stato pubblicato dal mensile S in edicola.

 

 


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