PALERMO – Era il 2012 quando Silvio Guerrera trascorreva il primo Natale da reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale. Le festività furono il primo banco di prova della sua affidabilità che passava innanzitutto dalla capacità di garantire stipendi e regali in denaro a boss e picciotti.
Guerrera non si tirò indietro, non poteva farlo. Ai magistrati di Palermo, ora che si è pentito, ha raccontato di avere “suddiviso 20.000 euro” in qui giorni di festa. E Guerrera ha fatto i nomi di tutti coloro che avrebbero continuato a beneficiare dei soldi del clan. Tutta gente finita in carcere per cui è scattata la mutua di Cosa nostra. E non sono gli unici nomi messi a verbale dal collaboratore.
Lunghissimo è l’elenco dei commercianti che pagano il pizzo. Perché i soldi per mandare avanti la baracca continuano ad arrivare dalle estorsioni. Guerrera è una voce che arriva da dentro il mandamento di San Lorenzo. Ne conosce i segreti più recenti, comprese le fibrillazioni che hanno destabilizzato gli equilibri e i nomi di alcuni insospettabili imprenditori a disposizione dei clan. Quando c’era da rimpinguare le casse dell’organizzazione non si tiravano indietro. Di lui e di tutti gli altri citati nei verbali di Guererra scrive il mensile S nell’ultimo numero in edicola.