Cadde per una buca sul marciapiede | Risarcimento record a un'anziana - Live Sicilia

Cadde per una buca sul marciapiede | Risarcimento record a un’anziana

Il Comune di Palermo è stato condannato a pagare 115 mila euro, anche se di fatto sarà l'Amat a sborsare i soldi visto che è stato chiamato "in garanzia" dall'amministrazione municipale. Nella caduta la donna settantenne riportò una frattura multipla alla gamba.

PALERMO – La condanna è pesante come i danni subiti da un’anziana donna palermitana. Il Comune di Palermo è stato condannato a pagare 115 mila euro, anche se di fatto sarà l’Amat a sborsare i soldi visto che è stato chiamato “in garanzia” dall’amministrazione municipale.

C’era una buca sul marciapiede di via Roma, in prossimità di piazzetta Due Palme. La donna stava passeggiando in direzione della Stazione centrale, vi inciampò e rovinò a terra. Era un pomeriggio di dicembre 2010. La donna si procurò la frattura del femore e della gamba. Restò bloccata a letto per quasi un anno e alla fine riportò un danno biologico permanente pari al 30 per cento dell’integrità psico-fisica. Tutta colpa di quella maledetta buca, non ricoperta e non indicata dagli operai dell’Amat che avevano tolto un palo della segnaletica stradale.

Se è vero che è l’ex municipalizzata ad occuparsi della segnaletica stradale, altrettanto lo è, come stabilito da una sentenza della Cassazione, che il Comune deve garantire il controllo e la sorveglianza sulle strade. Ecco perché la condanna è stata inflitta all’amministrazione municipale. Giuseppe Rini, giudice della Terza sezione civile del Tribunale, ha imposto però all’Amat, chiamato in garanzia, di “tenere indenne il Comune da tutte le somme che sarà chiamato a pagare”.

Il legale di C.S., 70 anni, l’avvocato Gerlando Gibilaro ha dimostrato, sulla base del racconto di un testimone e degli esiti di una perizia, che fu la buca a provocare la rovinosa caduta e poi la caduta a provocare i danni fisici. Per la verità la cifra del risarcimento è stato ritoccato al ribasso: il 25 per cento in meno di quanto fosse stato chiesto perché alla donna è stato attribuito una sorta di concorso di colpa. Procedendo a piedi, infatti, avrebbe avuto la possibilità di “percepire la presenza dell’insidia ed evitare la caduta”.

L’avvocato Gibilaro ha provato a cercare una transazione con il Comune che ha risposto picche. Da qui la condanna anche al pagamento delle spese processuali e dei costi della perizia. A pagare sarà, però, l’Amat che non si è neppure costituita in giudizio.

 


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