MESSINA – L’intero compendio aziendale della Sud Service Srl e un fabbricato ubicato a Gallodoro in provincia di Messina. Sono questi due insieme a vari automezzi, veicoli e conti correnti bancari a costituire il patrimonio, riconducibile a Concetto Bucceri, finito sotto sequestro per decisone del Tribunale di Messina, Sezione Misure di Prevenzione. Il 13 ottobre è stata fissata l’udienza davanti al Tribunale di Messina. E’ stato inoltre nominato l’amministratore dei beni.
Nel decreto firmato dal Presidente Nunzio Trovato si analizza il monte probatorio e accusatorio nei confronti di Bucceri, condannato per concorso esterno all’associazione mafiosa del clan dei Barcellonesi, che ha portato ad accogliere la richiesta del provvedimento proposta dal Direttore della Dia. Il profilo criminale – ricostruito principalmente dalle rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia della mafia barcellonese, soprattutto di Carmelo Bisognano, e dall’inchiesta Ghota – ha portato i giudici a “desumere che i proventi delle attività illecite siano stati reinvestiti in ulteriori settori operativi, formalmente intestati ad altri soggetti, ma in realtà indirettamente riconducibili alla persona del Bucceri, che degli stessi risulta il dominus incontrastato”. Sulla condanna di secondo grado a sei anni il difensore Giorgio Antoci ha già presentato ricorso in Cassazione per vizio logico della sentenza.
Per il Tribunale, dunque, “l’intero compendio aziendale della Sud Service S.r.l., pur formalmente intestato ad altri soggetti, si trova, sin dal 2008 (anno della sua costituzione) nelle mani di Concetto Bucceri, il quale – scrivono i giudici – già colpito dai precedenti provvedimenti applicativi di misure di prevenzione, riusciva attraverso la creazione di tale organismo societario a reinserirsi nel circuito imprenditoriale, canalizzando in esso le proprie risorse finanziarie e dotandolo nel breve periodo di una autonoma qualificazione tecnica allo scopo di consentirne la partecipazione alle gare inerenti lavori pubblici”.
Prova documentale dei “diretti e personali interessi” dell’indagato – secondo i giudici – sarebbe “l’atto di cessione perfezionato il 17.3.2010 tra Bucceri, come cedente, e la Sud Service S.r.l., parte cessionaria, e ovviamente – scrive il collegio giudicante – la significativa circostanza della partecipazione alla compagine societaria del figlio Marco”. Partecipazione conclusa – per dovere di cronaca – il 2.12.2014 quando la compagine sociale della Sud Service risultava così composta: Solcovà Dagmar con il 96% delle quote, le restanti suddivise in parti uguali e intestate a Ruggeri Salvatore e Raneri Giuseppe. Quest’ultimo è stato tirato in ballo dal collaborante Bisognano per il legame con il Bucceri e per aver offerto supporto alla latitanza a lui e altri boss della mafia del Longano.
I giudici, inoltre, nel formulare il decreto di sequestro evidenziano “il rilevante profilo sperequativo che risulterebbe tra la capacità reddituale accertata e l’incremento del patrimonio posseduto”. Negli anni si sono susseguiti apporti di capitale, che secondo il Tribunale non era consoni alla “capacità reddittuale dei soggetti.”
Questo il pilastro accusatorio su cui si basa la misura di prevenzione. Un punto fondamentale va chiarito: Concetto Bucceri è stato indicato appartenente al gruppo di Picanello dei Santapaola da collaboratori di giustizia dell’organizzazione criminale dei barcellonesi. Ad oggi, infatti, alcun pentito ex organico delle cosche catanesi ha rilasciato una dichiarazione sull’affiliazione di Concetto Bucceri a cosa nostra catanese. O comunque, se ve ne sono, nessun verbale risulta acquisito nei procedimenti a suo carico.