Buttare la merda e nascondersi | Vecchioni come Crocetta - Live Sicilia

Buttare la merda e nascondersi | Vecchioni come Crocetta

Di quello si parla, appunto con rispetto parlando, di fetore, di rifiuti. La provocazione del cantautore ha lasciato il segno. Ma la cautela successiva è peggiore del linguaggio che Roberto Vecchioni ha usato per raccontare la Sicilia.

Caro Roberto Vecchioni, tutto va bene, ma la retromarcetta felpata, l’ignavia di chi di resta con due piedi nella stessa canzone: quelle proprio no. Una provocazione che sia tale non prevede mai l’ipocrisia del pentimento abbozzato.

Lo hai detto, in una affollata Università: “Sicilia, isola di merda”. Ora stai tentando – scusa se ci inseriamo nella metafora – di raccogliere la merda col secchiello, come uno che abbia bisogno di nascondere la manina. Il tuo è un rosario incessante di precisazioni. Hai parlato di una “provocazione d’amore”, per rabbonire coloro che si sono sentiti offesi. Come narrano le cronache, rispondendo a una telefonata di Pippo Baudo, quasi a ristabilire la linea interrotta del consenso nazional-popolare, hai tentato di ribadire flebilmente il punto, al contempo mostrando le stimmate e le cuciture sul saio del penitente: “E’ stato un qui pro quo. Non pensavo di suscitare tutta questa paura. Bisogna riconoscerle certe cose. Io capisco se queste cose le dici per odio, ma non è il mio pensiero. Ho detto la parolaccia, mi è scappata. Ero arrivato, ho visto tutto questo disordine e mi è montata una rabbia. Una cosa è la cultura e una cosa è la civiltà. Mi sono sentito male per le cose che sono uscite su Facebook”.

Mischino, ti scappò. E giù un riflesso condizionato di caute abiure; proprio come il presidente Saro Crocetta quando capisce di averla sparato grossa e deve cambiare le carte in tavola, fingendo di occuparsi di altro. Come se dopo ‘Samarcanda’, tu – Roberto Vecchioni – avessi ciclostilato una nota per rabbonire qualche ipotetico animalista pazzo, offeso dalla strofa “Oh oh cavallo, oh oh…”. Ecco la retromarcia accondiscendente che, in apparenza, lascia le cose al loro posto, tentando però di smussare gli angoli, di introdurre gocce di simpatia: siamo siciliani, mica scemi, Robbè, questo, davvero, offende.

“Sicilia isola di merda”, affermazione difficilmente smentibile, solo che il modo ha suscitato sdegno, soprattutto perché da un cantautore ci si aspetterebbero altri voli pindarici. Ma la descrizione in sé – nel suo qualunquismo un po’ da coda alle Poste – nessuno la può giudicare, anche se molti ci hanno provato. Molti, soprattutto tra i figuranti della politica, non tutti.

Per esempio, l’intelligentissimo Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e fine comunicatore, sempre un passo avanti, ti ha dato ragione, lasciando la banalità del bene a certi malaccorti sottosegretari. “Roberto Vecchioni conferma di essere un grande amico della Sicilia e dei siciliani – ha chiosato Orlando -. Con le sue parole ci ha ricordato che la Sicilia merita molto di più e molto di meglio di ciò che ha oggi. Chi punta l’attenzione su alcune parole forti e colorite usate dal cantautore fa come chi, davanti al dito che indica la luna, si concentra sul dito. Roberto Vecchioni ci ha ricordato che la Sicilia, tutta la Sicilia è davanti ad un bivio e che prendere la strada giusta o sbagliata dipende soprattutto dai siciliani”. E tu che fai, Roberto? La retromarcetta su Palermo che traveste lo schiaffone da carezzina. Forse avrai pensato che questa “Isola di merda” ha pur sempre un pubblico a cui sarebbe meglio non risultare eccessivamente antipatico, se devi vendergli libri e canzoni.

Quanto ci sarebbe piaciuto se tu avessi baldanzosamente confermato ogni sillaba, ogni suono da fila postale, ogni goffo epiteto, non togliendo nemmeno un grammo a niente, contrattaccando: “Cari siciliani, vivete in un’isola di merda. Non ho altro da aggiungere. Se vi siete offesi, peggio per voi che nella cacca ci sguazzate”. Avremmo apprezzato non il linguaggio grossolano, ma almeno la testa alta di chi difende ciò che gli è sgorgato dall’anima. Invece, prof, ti sei gettato nelle braccia di Pippo, cancellando una parte della scritta dalla tua lavagna.

E Pippo, da buon amico, ti è venuto in soccorso, come riporta l’Adn Kronos: “Roberto Vecchioni è un amante tradito, per questo ha detto quella frase: il suo è un appello d’amore non un atto d’accusa nei confronti della Sicilia. Nella foga oratoria ci sta che uno si lasci scappare una frase come quella, certo non si può generalizzare e dire quella parola che mi fa orrore se penso applicata alla mia terra. In Sicilia il bello c’è, la Sicilia è bellissima. Certo, Vecchioni poteva evitare di generalizzare ma sono convinto che lui si sia già pentito di aver pronunciato quelle parole. Viva la Sicilia buona e quella bella che c’è”.

Viva viva! Pigghiamuni u’ cafè, festeggiando il pentimento. E pazienza se Roberto Vecchioni, celebrato cantautore di Carate Brianza, oggi ricorda da vicino, per contrappasso letterario, il profilo vacuo di Rosario Crocetta da Gela. La Sicilia è nata e morirà bellissima. Ma allora cos’è tutto questo fetore nell’aria?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI