CATANIA. “Catania può essere oggi l’apripista di un nuovo modello di gestione societaria”. Parole di Fabio Pagliara, manager sportivo con un passato nella Pallavolo Catania e nel Calcio Catania ed un presente da segretario generale della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera). L’argomento di discussione è, ovviamente, il Catania Calcio, nell’occhio del ciclone per la vicende della compravendita delle partite che ha portato agli arresti domiciliari – ieri revocati – di Nino Pulvirenti e Pablo Cosentino.
Una macchia di fango sulla città, non solo sportiva.
“Non c’è dubbio. Purtroppo la vicenda sta pesando molto sull’immagine della città. C’è il rischio concreto che all’esterno ci dipingano come i soliti catanesi inaffidabili e maneggioni. E sarebbe un peccato doppio, perché è stata proprio la tifoseria, in tempi non sospetti, a denunciare i passaggi a vuoto della gestione societaria degli ultimi anni. Anche se nessuno, probabilmente, poteva immaginare uno scenario simile.
Catania vittima dei suoi vizi di sempre?
“Non bisogna generalizzare. Qui ci sono delle responsabilità personali molto evidenti che, tra l’altro, sono pure state ammesse. La tifoseria è parte lesa, in questa vicenda”.
Proprio la tifoseria si chiede quale futuro avrà il Catania.
“Gli sforzi di tutti devono essere concentrati su questo. Da una situazione negativa la nostra città può risorgere, ponendosi anzi come apripista di un nuovo modo di intendere la gestione delle società sportive. Ne abbiamo le capacità”.
Nell’immediato, però, c’è la necessità di garantire una nuova fase, al Catania. Pulvirenti ha aperto alla possibilità di una cessione. La città si interroga sulla reale disponibilità di imprenditori catanesi pronti ad investire nel calcio, in questo momento, con la prospettiva della Lega Pro.
“Quando prima facevo riferimento ad un nuovo modello di gestione societaria intendevo riferirmi a questo scenario. In questo momento ce ne sono due, possibili: o l’arrivo di un qualche personaggio da lungo tempo nel calcio, che fiuti l’affare Catania e ci si avventi; oppure – e sarebbe la soluzione che io auspico – l’affermarsi in città di un progetto di rilancio molto innovativo”.
Quale?
“Penso ad un periodo di transizione, di uno o due mesi, nel quale effettuare una puntuale due diligence dei conti e dello stato finanziario e patrimoniale del Catania. In questo periodo andrà sviluppata una piattaforma societaria che veda, da un lato, il coinvolgimento delle forze imprenditoriali della città, con l’individuazione di alcuni imprenditori con disponibilità e passione che possano finanziare il progetto, e dall’altra la creazione di un modello per aprire, per una quota di minoranza, all’azionariato popolare. Una proposta simile a quella che hanno fatto a Parma”.
A Parma, però, sono partiti da zero, dalla serie D, con una nuova società. A Catania bisogna salvare la matricola 11700, e la Lega Pro.
“Proprio per questo ho parlato di un periodo di transizione, durante il quale venga garantita l’operatività della società anche attraverso il coinvolgimento di un nuovo management, che da un lato possa affiancare il lavoro dei dirigenti individuati oggi da Pulvirenti e, dall’altro, preparare il terreno alla nuova compagine societaria”.
Ma i tifosi vogliono delle risposte concrete. Si aspettano che il passaggio societario sia imminente.
“Che il Catania possa ripartire in fretta è l’auspicio di tutti, ma non si possono non tenere in conto le difficoltà che la situazione presenta. E’ necessario il coinvolgimento di tutti: dagli ordini professionali – penso a quello degli avvocati, che potrebbe predisporre lo strumento societario, o a quello dei commercialisti, che potrebbe elaborare il piano di sostenibilità economico-finanziaria – alle associazioni degli imprenditori e dei commercianti, per individuare tra i loro iscritti la disponibilità a partecipare al capitale sociale o all’azionariato popolare. Ed alle istituzioni, a cui compete la responsabilità forse maggiore”.
Il sindaco Bianco, nei giorni scorsi, ha pubblicamente assunto l’impegno di farsi carico della cabina di regia politica di questa vicenda.
“Gli compete per il ruolo. Non si tratta solo di trovare imprenditori disposti ad investire, ma di operare per salvare uno degli elementi che rappresentano l’identità cittadina. Senza dimenticare l’indotto economico prodotto dal Catania Calcio, ed i posti di lavoro da garantire. L’amministrazione potrebbe, oltre ad agevolare il percorso per la costruzione del nuovo stadio, garantire un impegno immediato: mettere a disposizione lo stadio Massimino gratuitamente, per due o tre anni. Potrebbe diventare anche un modello da ripetere negli altri sport. Con una considerazione finale”.
Quale?
“Se si riuscisse a realizzare questo meccanismo societario, di raccolta di fondi a due livelli – uno imprenditoriale ed uno di azionariato popolare – un domani si potrebbe pensare alla creazione di una polisportiva che metta insieme, con il calcio capofila, le diverse realtà sportive cittadine. Con, ad esempio, il 90% del budget destinato al calcio e il 10% agli altri sport. E’ il mio sogno da sempre”.