Enna, in carcere 23 mesi per mafia e pizzo: assolto - Live Sicilia

Enna, in carcere 23 mesi per mafia e pizzo: assolto

È la storia del pietrino Calogero Siciliano: era accusato di far parte del potente clan dei Monachino, sgominato con l’inchiesta “Primavera”
PROCESSO PRIMAVERA
di
2 min di lettura

PIETRAPERZIA. Fu arrestato per mafia e estorsione nell’operazione Primavera e rimase in carcere per quasi due anni con l’accusa di aver avuto un ruolo, in qualche modo, nel clan che sarebbe stato comandato indirettamente – tramite propri uomini di fiducia – dai fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino, coloro che peraltro, oggi, sono ritenuti i nuovi padroni della mafia provinciale, perché referenti in Terra ennese del clan Santapaola Ercolano di Catania.

Solo che Calogero Siciliano di Pietraperzia, adesso, è stato assolto con formula piena da ogni accusa. L’uomo, si ricorda, fu arrestato il 28 giugno 2016 dai carabinieri, nell’ambito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Caltanissetta e chiesta dalla Dda. Era accusato di aver fatto parte del clan e di aver partecipato in un’estorsione ai danni di una società che si occupa di reti idriche. Il processo con rito ordinario si svolge dinanzi al Tribunale Collegiale di Enna. Dopo una lunga e laboriosa istruttoria, su richiesta del suo difensore, il penalista Antonio Impellizzeri, Siciliano viene rimesso in libertà. Era il 18 maggio 2018.

Dopo pochi mesi, il 20 novembre di quell’anno, il Tribunale lo condannò a sei anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, assolvendolo dal reato di concorso in estorsione. Un anno e mezzo più tardi, il 13 maggio 2020, la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Caltanissetta ridusse la pena, a 4 anni 8 mesi, facendo allo stesso tempo passare in giudicato l’assoluzione parziale.

Nel 2021, esattamente il 2 marzo, la seconda sezione penale della Corte di Cassazione annullò con rinvio la condanna, disponendo un appello bis. Appello che si è celebrato adesso e che si è concluso con l’assoluzione da ogni accusa, per non avere commesso il fatto. L’avvocato Impellizzeri, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ha definito questa sentenza una “fisiologia patologica del sistema giudiziario italiano, processuale penale, la dimostrazione che anche chi è innocente può finire in carcere”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI