Il poliziotto: "Ero in via D'Amelio, avevo la borsa di Borsellino"

Caos e corpi a brandelli: “Ero in via D’Amelio, avevo la borsa di Borsellino”

Le testimonianze di tre poliziotti

PALERMO – È il 21 novembre 2023. Sono passati trentuno anni dalla strage di via D’Amelio. Il poliziotto Armando Infantino viene sentito dal procuratore aggiunto di Caltanissetta Pasquale Pacifico, dal sostituto Nadia Caruso e dal collega della Procura nazionale antimafia Salvatore Dolce. Infantino ebbe in mano la borsa di Paolo Borsellino che conservava l’agenda rossa di cui non c’è più traccia.

“Misi la borsa in macchina”

Il poliziotto conferma quanto già riferito in due occasioni nel 2019. Arrivò in via D’Amelio poco dopo l’esplosione. Caos, fumo, corpi a brandelli. L’unico superstite, Antonino Vullo, “aveva ancora la pistola in mano, era in stato confusionale: diceva che i suoi colleghi erano entrati nella portineria. Ma in realtà erano tutti morti”.

Ricorda della borsa. La teneva un carabiniere, poi identificato in Giovanni Arcangioli (fu prosciolto rinunciando alla prescrizione), che la passò a un poliziotto. Questione di competenze e di chi fosse arrivato per primo in via D’Amelio: “Lo Presti mi invitò poi a sistemare la borsa nell’auto del funzionario di turno, la Siena Monza 1, un’Alfa 33 con i colori d’istituto, parcheggiata all’imbocco di via D’Amelio. Io mi avvicinai alla vettura, davanti c’era l’autista, l’assistente Maggi”.

La consegna della borsa

Infantino ricorda il punto esatto. Non lo ha dimenticato perché “la consegna della borsa del magistrato da parte del militare è avvenuta poco più avanti della vettura sotto la quale è stato rinvenuto il corpo della collega Emanuela Loi”. Lo Presti aggiunge che la borsa era “vicino il corpo di Borsellino. Dissi ad Infantino di custodirla”. Dallo stesso Infantino, negli anni successivi, seppe che la mise dentro la macchina di Maggi.

Il gruppo “Falcone e Borsellino”

Lo Presti uscì dal gruppo Falcone e Borsellino perché “non condividevo la linea investigativa che stava seguendo il dottore La Barbera”. Gli manifestò “perplessità su Scarantino (il falso pentito) e La Barbera mi liquidò con disprezzo”. Stessa cosa fece un altro poliziotto, Giuseppe Manzella. Sul capo della Mobile Arnaldo La Barbera ormai deceduto si è addensato da anni il sospetto del depistaggio e anche della sparizione dell’agenda rossa. La funzionaria di polizia Gabriella Tomasello racconta di avere visto la borsa nel pomeriggio nella stanza di La Barbera. Qualche giorno dopo la vide anche il funzionario Andrea Grassi che vi riconobbe “dentro un pantaloncino e una maglietta”. Le testimonianze sono entrate nel processo di appello sul depistaggio.

La Barbera il giorno della strage arrivò a Palermo in tarda serata. Alcune ore prima di lui i magistrati di Caltanissetta. Chi portò la borsa di Borsellino alla Mobile?


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