Caltanissetta, processo Saguto: slitta motivazione delle condanne

Processo Saguto, slitta il deposito della motivazione delle condanne

I giudici di appello hanno chiesto più tempo

Slitta il deposito della motivazione della sentenza del processo Saguto. La Corte d’Appello di Caltanissetta ha chiesto altri 90 giorni di tempo. I primi tre mesi sarebbero scaduti nei prossimi giorni, ma serve più tempo.

Lo scorso 22 luglio il collegio di secondo grado, presieduto da Marco Sabella, ha inflitto pene più pesanti del precedente verdetto: 8 anni e 10 mesi e 15 giorni per l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, imputata di corruzione, concussione e abuso d’ufficio.

Un mese di carcere in più anche per l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari: 7 anni e sette mesi.

Di fatto ha retto l’impianto accusatorio del primo grado di giudizio, seppure con delle modifiche alle pene. L’accusa era rappresentata dal pm Claudia Pasciuti, che in primo grado aveva lavoro al fianco di Maurizio Bonaccorso.

Le indagini furono eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finaziaria di Palermo. Emerse una sfilza di favori, regali, parcelle e consulenze attorno al quale ruotava la gestione dei beni tolti ai boss e agli imprenditori sospettati di essere in affari con la mafia.

Queste le altre pene: tre anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano (contro i 6 anni e 10 mesi del primo grado).

Un anno e 4 mesi, invece di un anno e 10 mesi, per Walter Virga; 4 anni e 2 mesi (invece di 6 anni, due mesi e 10 giorni) per l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo; 2 e 8 mesi per il tenente colonnello della Guardia di finanza all’epoca in servizio alla Dia Rosolino Nasca che ne aveva avuti 4; un anno e dieci mesi per preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria. Condanne a 2 anni e 8 mesi per Maria Ingrao, la moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata.

Una volta depositate le motivazioni ci sarà il ricorso in Cassazione, ultima tappa del processo salvo annullamento con rinvio.


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