Semaforo verde per il cosiddetto “Spazzacorrotti”. Con 304 voti favorevoli e 106 contrari, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge anticorruzione. Il testo, oggetto di grande dibattito all’interno della maggioranza, diventa quindi legge, avendo già ottenuto l'”ok” da Palazzo Madama.
Il pacchetto è stato fortemente sponsorizzato dal ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede e prevede nuove norme in contrasto ai reati commessi contro la pubblica amministrazione, nuove regole nell’ambito delle donazioni a movimento e partiti politici e la riforma della prescrizione.
Daspo a vita per corrotti e corruttori. Lo “Spazzacorrotti” prevede l’allontanamento permanente dalla pubblica amministrazione per coloro che vengono dichiarati – a vario titolo – colpevoli di corruzione. Per questi “interdetti”, la legge stabilisce l’impossibilità di applicare pene alternative. Vengono inoltre istituite nuove tipologie di reato, come la “corruzione impropria”, la “corruzione impropria aggravata”, la “corruzione di persona incaricata di pubblico servizio”, la “corruzione attiva”, l’ “istigazione alla corruzione”, l’ “induzione indebita a dare o promettere utilità”.
Scagionato chi denuncia. Viene stabilita l’impunibilità di chi decide di autodenunciare un reato di peculato o corruzione. La comunicazione del fatto deve però avvenire entro quattro mesi dall’accaduto o comunque prima che il nome dell’interessato venga iscritto sul registro degli indagati. Meno vincoli anche per gli agenti sotto copertura che agiscono in maniera illegale, con il fine esclusivo di acquisire informazioni su un reato di corruzione commesso.
Trasparenza nelle donazioni. Da oggi, tutti i partiti, i movimenti o associazioni politiche saranno obbligati a pubblicare sul proprio sito l’elenco dei finanziamenti superiori a 500euro ricevuti, e dei relativi finanziatori. La norma è stata estesa anche alle fondazioni, ma non sarà applicata a società di servizi o a personalità giuridiche (vedi la piattaforma “Rousseau”).
Riforma della prescrizione. Come già anticipato nella prima bozza del ddl, il corso della prescrizione subirà una sospensione, dopo il pronunciamento della sentenza di primo grado. La norma entrerà in vigore dal 2020 e da qui a quella data, i partiti di governo hanno affermato di voler mettere mano a una revisione strutturale di tutto il processo.