NAPOLI – Si è pentito Francesco Schiavone, superboss dei Casalesi. Schiavone, conosciuto con il soprannome di Sandokan, era uno degli ultimi irriducibili della camorra, custode di importanti segreti. Da 26 anni era in prigione, la maggior parte li ha trascorsi al 41bis.
Ora la decisione di collaborare con la giustizia, anticipata dal quotidiano Cronache di Caserta. L’avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia.
Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre, ma ci sono ancora tante cose da svelare.
Un capitolo potrebbe riguardare i suoi rapporti con la mafia siciliana. Un processo in passato ha svelato un patto tra mafia e clan dei Casalesi, per monopolizzare il settore dei trasporti su gomma sull’asse Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e nei mercati ortofrutticoli italiani. Tra gli imputati, condannati anche Gaetano Riina, fratello minore di Totò ed esponenti dei Casalesi.
Tra gli imputati c’era anche Giuseppe Ercolano, ex reggente della cosca mafiosa dei Santapaola, deceduto, sposato con la sorella di Nitto Santapaola. Quello messo in piedi tra mafia siciliana e casalese, come aveva sottolineato la Procura antimafia di Napoli aveva prodotto “un aumento dei prezzi dei prodotti al consumo, danneggiando le tasche dei cittadini e creando un enorme vantaggio patrimoniale per chi ha controllato il mercato con metodi mafiosi”.