PALERMO – Per la pallanuoto italiana è un’istituzione del passato e del presente. Il suo talento ha fatto la differenza sia in piscina, insieme a una nazionale divenuta storica all’inizio degli anni ’90, che a bordo vasca come commissario tecnico del Settebello. Alessandro detto Sandro Campagna, siracusano classe ’63, è oggi l’indiscussa guida della nazionale di pallanuoto italiana che si appresta a disputare da protagonista le prossime Olimpiadi di Rio 2016. LiveSiciliaSport ha ascoltato in esclusiva il c.t azzurro e con lui ha ripercorso i successi di una carriera fantastica.
Mister Campagna, una vita dedicata alla pallanuoto, prima da giocatore e poi da allenatore, con sempre il Settebello a far da stella polare. Dopo quasi trent’anni di carriera, fra la piscina e la panchina, non è tempo di tirare un bilancio?
“Direi proprio di no. Davanti a me vedo infatti ancora tanti anni da allenatore. Come giocatore penso d’aver raggiunto il massimo, vincendo in pochi anni l’oro alle Olimpiadi ai Mondiali e agli Europei e giocando da protagonista i sedici campionati nazionali che ho disputato. Tutto questo è stato però possibile grazie all’opportunità che mi ha offerto quella squadra meravigliosa che risponde al nome dell’Ortigia di Siracusa. Poi ad un certo punto ho sentito un forte desiderio di consigliare ad altri ciò che avevo imparato da giocatore e dunque mi sono messo a fare prima l’allenatore dei giovani e poi delle nazionali”.
La sua carriera in piscina è legata dunque a doppio filo con quella dell’Ortigia. Che ricordi conserva dell’esperienza nella formazione siracusana?
“Quell’esperienza mi ha forgiato prima come persona e poi come giocatore. Lì ho conosciuto dei tecnici importanti e dei compagni di squadra straordinari che mi hanno dato la forza per poter diventare il giocatore che sono stato. Mi ricordo le intere giornate passate in piscina, le alzate alle 6:30 per migliorare la preparazione fisica, le trasferte con i compagni e la grande solidità del gruppo. Tutte cose che ho portato con me nel corso della vita. Sono orgoglioso d’aver fatto parte di quell’Ortigia”.
Se i successi con le squadre di club sono stati importanti, quelli con la nazionale azzurra rimangono scolpiti ancora oggi nelle menti degli appassionati con il grande slam (olimpiade, mondiale, europeo) fra il ’92 e il ’95. Cosa hanno rappresentato per lei quegli anni nel Settebello più forte di sempre?
“Vincere a livello di club è importante ma lo è ancor di più farlo con la propria nazione. Conseguire successi con i propri colori dona infatti visibilità al movimento sportivo, attrae sempre più atleti e fà si che i giocatori vengano ricordati anche a distanza di anni. Posso dire che le vittorie di quel Settebello sono state fondamentali per tutte le nazionali che sono venute in seguito, fino a quella attuale. A livello personale aver vissuto, sia da giocatore che da allenatore, tutti gli ultimi risultati della nazionale azzurra mi inorgoglisce parecchio e, allo stesso tempo, mi spinge a fissare nuovi obiettivi. Ogni anno c’è infatti una nuova competizione da vincere”.
A parlare per lei come c.t ci sono gli ottimi risultati conseguiti proprio con la nazionale azzurra e anche quelli da tecnico della Grecia. A quale trionfo in panchina è legato con maggior affetto?
“Ce ne sono tanti. Sicuramente il mondiale vinto a Shangai nel 2011 con l’Italia ma anche la medaglia di bronzo, sempre ai mondiali, con la Grecia nel 2005, unica medaglia storica vinta dalla nazionale ellenica in una competizione internazionale. Tutti i successi hanno un sapore particolare come ad esempio l’ultimo bronzo agli Europei di Budapest con una nazionale composta da giovani che ci ha regalato tante gioie. Devo dire però che la soddisfazione maggiore la ricerco sempre nella medaglia che ancora dovrà arrivare”.
A Budapest abbiamo visto in piscina una giovanissima nazionale azzurra. Con una compagine che ha grandissimi margini di miglioramento, qual è l’obiettivo minimo di Sandro Campagna per Rio 2016?
“È chiaro che tutte le grandi nazionali come Serbia, Ungheria, Croazia e Spagna punteranno ad arrivare al top della condizione all’olimpiade brasiliana. Questo è il nostro medesimo obiettivo, proveremo a vincere una medaglia”.
Parliamo della Sicilia. Al momento in serie A1 non esiste più una realtà di livello come quella rappresentata dall’Ortigia di mister Parodi nei primi anni ’90. Quale strada deve percorrere l’isola per tornare nell’elitè della pallanuoto nazionale?
“Negli anni ’70 e ’80 si viveva molto di contributi regionali, provinciali e comunali e dunque c’erano le condizioni per le formazioni siciliane di primeggiare in serie A. Adesso è tutto molto più difficile perchè non c’è l’appoggio del governo regionale ed è sempre più difficile reperire fondi, ad esempio per gli spartiacque che hanno un costo notevole, mentre le entrate sono diminuite notevolmente. In questo contesto si muovono le società che devono puntare chiaramente sui vivai a loro disposizione garantendo, al contempo, ai propri giovani strutture adeguate per una crescita altrimenti, oltre alla cosidetta dispersione dei cervelli, assisteremo anche alla fuga degli atleti”.