Campobello, i mille volti di Messina Denaro: nel covo altri documenti

Le identità di Messina Denaro, nel covo ci sono altri documenti

Sono intestati, anche questi, a persone realmente esistenti. Lo strano furto di alcuni anni fa

CAMPOBELLO DI MAZARA – Latitante dalle mille identità. Nel covo di Matteo Messina Denaro i carabinieri del Ros hanno trovato altri documenti analoghi a quello del suo alias Andrea Bonafede. Sarebbero intestati, anche questi, a persone realmente esistenti.

I cartoncini sono originali. Come ha fatto ad entrarne in possesso il capomafia? La risposta è nella rete di complicità su cui indaga la Procura di Palermo. Qualche anno fa avvenne un furto all’anagrafe del comune di Campobello di Mazara, su cui adesso vanno fatte ulteriori verifiche.

Nel 2018 in una delegazione comunale a Trapani furono rubate carte d’identità in bianco. Qualcuna è finita in mano a Messina Denaro? Se la risposta è sì, allora c’è chi lo ha aiutato a compilarle, timbri inclusi, e la presenza in terra trapanese del latitante sarebbe antecedente alle prime cure mediche.

Sui documenti trovati nel covo sono apposte delle fotografie del latitante, il cui aspetto è diverso da quello attuale e svelato al mondo intero il giorno del suo arresto alla clinica La Maddalena di Palermo. Un aspetto segnato dalla malattia e dagli anni che passano.

Non è tutto. A ciascuna delle identità scoperte nella casa rifugio di vicolo San Vito, ex via Cb31, gli investigatori avrebbero collegato affari e soldi. I contanti non mancavano al latitante le cui spese mensili, così emerge dagli appunti della sua contabilità, superavano i 10 mila euro.

I documenti sposterebbero l’attenzione investigativa ad un periodo antecedente al 2020. L’ipotesi è che Messina Denaro si sia cucito addotto l’identità del geometra Bonafede nel momento in cui ha dovuto affrontare i gravi problemi di salute. Era necessario per i ricoveri e gli interventi chirurgici prima all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo e poi a Palermo. Ma è con le altre identità che avrebbe gestito soldi e potere.

Ai documenti sarebbero collegati viaggi in Italia e all’estero, ed un reticolo di interessi economici. Chi e come gli faceva arrivare i soldi? Messina Denaro potrebbe nascondere una cassaforte oppure degli spalloni lavoravano al suo servizio.

Non ha avuto alcun problema a comprare la casa con 15 mila euro, la macchina con 9 mila, altri 10 mila li spendeva in un mese per le esigenze quotidiane. La chiave per decifrare i suoi segreti è nel materiale di “grande rilevanza investigativa” trovato nell’ultima dimora del latitante e ora in mano al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guido.


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