Quella fede al dito con la scritta "Matteo Messina Denaro"

Quella fede al dito con la scritta “Matteo Messina Denaro”

Gli ultimi segreti del latitante trapanese

Palermo, maggio 2020. Onofrio Claudio Palma e Maurizio Di Fede, mafiosi di Brancaccio, sono spiati dagli investigatori. Qualche mese dopo andranno a ingrossare l’elenco delle persone arrestate.

Il primo racconta al secondo dei suoi incontri con ‘Francesca’. Gli investigatori hanno pochissimi dubbi. Sta parlando di Francesca Alagna, la donna con cui Matteo Messina Denaro ha avuto una figlia, Lorenza. In un vecchio pizzino il latitante scrisse di non avere mai visto la figlia, ormai divenuta donna. Nel covo di via Cb31, ultima dimora del latitante scoperta a Campobello di Mazara, c’erano degli appunti da fare leggere, un giorno, alla figlia. “Per Lorenza”, c’è scritto.

Confidava la sua amarezza, una decina di anni fa, all’ex sindaco di Castelvetrano, Tonino Vaccarino, in contatto con i servizi segreti. Il suo rammarico lo ha ribadito di recente in uno dei biglietti trovati nel covo di via Cb31.

Francesca Alagna ha fatto vedere a Palma la fede che porta al dito. C’è un’incisione, Matteo Messina. Sono in confidenza, dunque. Non si mostrano frammenti di intimità a qualcuno che si conosce appena. Intimità e confidenze.

“Ogni tanto con Francesca ci vediamo e racconta che…”:“Ogni tanto con Francesca ci vediamo e racconta che…”: il resoconto di Palma si ferma, bruscamente. Argomento delicatissimo, meglio non parlare troppo. Perché un uomo di Brancaccio ha un simile rapporto con i familiari dell’uomo che ha smesso da alcuni giorni di essere l’uomo più ricercato del pianeta? A giustificarlo, il rapporto, basta la parentela fra i Guttadauro, boss di Brancaccio e il padrino di Castelvetrano (Filippo Guttadauro, fratello del medico e boss Giuseppe, ha sposato una sorella di Messina Denaro)? Oppure li lega nel tempo un filo rosso di segreti?

C’è un collegamento fra il latitante e Palermo, su cui va fatta piena luce. Forse la chiave per decifrare la vicenda è nel covo di Campobello di Mazara, dove Matteo Messina Denaro ha trascorso l’ultima parte della sua latitanza. Orta che lo hanno arrestato bisogna ricostruire i suoi ultimi anni di vita e gli affari.

Una rete di professionisti – il procuratore Maurizio de Lucia ha parlato di “borghesia mafiosa” – medici, cittadini qualunque lo hanno protetto. All’arresto e agli scenari che ne seguono il nuovo numero del mensile S in edicola dedica uno speciale di 40 pagina con tutti i retroscena su una pagina di storia.


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