I corpi dei piloti. Un inferno di fumo. Il dolore. E l’ombra dei piromani, che è ancora un’ombra, perché non sappiamo di che origine sia l’incendio che ha provocato l’intervento del Canadair che si è schiantato sul fianco del monte, alle pendici dell’Etna. Ma è un’ombra che spezza il cuore, nella suggestione del possibile. Si legge sulla pagina Facebook di ‘Piano Battaglia (Madonie)’: “Oggi il nostro pensiero va a quegli EROI che lavorano per combattere la follia umana. Un pensiero alle famiglie delle vittime coinvolte nello schianto del Canadair della Protezione Civile nei pressi di Linguaglossa”. Un pensiero condiviso.
Siamo nell’oscurità di una barbara consuetudine: dare fuoco alla bellezza, alla vita, distruggere il mondo che dovremmo percorrere con il sorriso di chi ha ricevuto un dono. E sono sempre loro, gli eroi del quotidiano, che si muovono, che vanno contro le fiamme, che cercano di salvare il salvabile e di mettere in sicurezza vite umane, mettendo a rischio la propria.
Spesso, i roghi finiscono in una breve in cronaca quando, fortunatamente, esibiscono una furia circoscritta. Ma chi li ha conosciuti da vicino può dire lo spavento che prende, con il caldo e un paesaggio rosso intorno. Ed è allora, con gratitudine, che si ascolta il rombo di un Canadair, in soccorso con il suo carico d’acqua.
Secondo la cronaca disponibile, sono due i fronti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catania sulla tragedia. Il primo troncone riguarda le cause del disastro aereo. Il secondo si sviluppa sulle cause dell’incendio per cui il Canadair 28 era stato chiamato all’intervento: si dovrà accertare se sia stato doloso. E se fosse stato una mano umana ad appiccarlo, l’abisso sarebbe incolmabile. Per quella mano che, dando fuoco alla natura, avrebbe, in conseguenza del suo gesto criminale, spento due vite. (Roberto Puglisi)