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Canale di Sicilia | Torna il rischio trivellazioni

Una multinazionale del petrolio con sede a Londra ha ripresentato la richiesta di esplorazione nel sottosuolo nel litorale agrigentino. La richiesta è ora al vaglio del ministero per l'Ambiente. Greenpeace scrive a Crocetta: “Si opponga in Conferenza delle Regioni”.

PALERMO – Torna l’allarme per le trivellazioni nel Canale di Sicilia. Arriva infatti una nuova richiesta per estendere le ricerche petrolifere in un’area di oltre 1.325 chilometri al largo del litorale agrigentino. A presentare la richiesta è la Northern Petroleum, multinazionale del settore petrolifero la cui sede principale è a Londra.

Pronta la reazione di un cartello di associazioni, con in testa Greenpeace, che ha scritto al presidente della Regione Rosario Crocetta. “La Regione Sicilia ha l’opportunità di diventare leader di questa battaglia e fare fronte comune con le altre regioni contro questi nuovi attacchi. È ora di scegliere una governance del mare che tuteli le risorse e favorisca l’economia locale e non gli interessi delle compagnie petrolifere”. A parlare è Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare, di Greenpeace Italia. Le altre associazioni che chiedono a Crocetta di opporsi all’autorizzazione concessa alla compagnia petrolifera sono Stoppa la piattaforma, Apnea Pantelleria e le associazioni di pescatori Agci-Agrital Sicilia e LegaCoop Pesca Sicilia, che la scorsa estate si erano opposte con forza alle trivellazioni off-shore.

Prossimo appuntamento in cui la giunta regionale potrebbe affrontare la questione è la Conferenza delle Regioni, in programma il 13 marzo a Roma con all’ordine del giorno anche il tema delle trivellazioni in mare. “Come promesso nell’audizione della commissione Ambiente lo scorso 12 febbraio dai rappresentanti dell’assessorato – si legge nella nota delle associazioni – la Regione Sicilia deve presentare le sue osservazioni al processo di valutazione dell’impatto ambientale delle trivelle, ancora in corso e fare rete con le altre regioni per scongiurare questo pericolo”.

 Il ritorno alla carica delle multinazionali del petrolio nasce da un decreto del ministro Passera, che ha permesso di ripresentare quelle richieste per le trivellazioni avanzate prima del 2010. “Grazie al via libera del governo nazionale per le richieste avanzate prima del 2010 – prosegue Giorgia Monti – , le compagnie petrolifere si stanno affrettando a chiedere al ministero dell’Ambiente permessi per cercare petrolio pericolosamente vicine alla costa e alle aree protette. Chiediamo alla Regione Sicilia di mantenere le promesse fatte, e non lasciare nuovamente sole le associazioni locali in questa battaglia”.

Le autorizzazioni richieste dalla Northern Petroleum erano state bloccate dal decreto Prestigiacomo nel 2010. L’ex ministro del governo Berlusconi aveva infatti ampliato l’area di rispetto per le perforazioni petrolifere a dodici miglia dalle aree protette. Queste richieste sono però state sbloccate dal cosiddetto “decreto sviluppo”, emanato la scorsa estate. La palla torna dunque nelle mani del ministero per l’Ambiente che sta eseguendo la Valutazione di impatto ambientale. Intanto la compagnia petrolifera ha inoltrato al comune di Sciacca dieci giorni fa un’integrazione allo studio di impatto ambientale presentato nel 2011. La questione di fatto si riapre.


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