PALERMO – Riscossione Sicilia ancora nel caos. Nulla di fatto oggi in Commissione Affari istituzionali all’Ars dove all’ordine del giorno c’erano le nomine del nuovo Consiglio di amministrazione dell’ente: il presidente designato Vito Branca, esperto tributarista, e i componenti Massimo Giaconia, commercialista e fiscalista internazionale, e Gaetana Palermo, avvocato. In particolare, i parlamentari della commissione hanno contestato il curriculum di quest’ultima, che è anche consigliere comunale a Enna ed è stata candidata alle scorse Regionali con Forza Italia: non solo non avrebbe i titoli per l’incarico, l’accusa di alcuni deputati, ma nella documentazione ci sarebbero addirittura delle “dichiarazioni mendaci”. “È molto grave l’atteggiamento del governo regionale che – attacca Giancarlo Cancelleri, vicepresidente dell’Ars e parlamentare regionale del M5s – fa arrivare in Commissione proposte di nomine di questo tipo senza valutare nemmeno se le persone in questione abbiano i titoli per svolgere questo ruolo e presentando, tra l’altro, documenti che riportano reati di natura anche penale per via di dichiarazioni mendaci ai sensi degli articoli 75 e 76 del dpr 445 del 2000”.
La seduta quindi è stata sospesa dal presidente Stefano Pellegrino ed è stata riconvocata per domani, giovedì 13 settembre, alle 15 per sentire il capo della segreteria tecnica del presidente della Regione, Giacomo Gargano. “Discuteremo tra l’altro – spiega Pellegrino – di eventuali incompatibilità che potrebbero sorgere qualora la nomina dovesse essere approvata”. “Non basta essere stati assessori, essere consiglieri comunali o aver fatto politica per poter andare a gestire un ente come Riscossione Sicilia che da troppo tempo è in attesa di un intervento che restituisca dignità ai lavoratori”, dice Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc e componente della prima commissione all’Ars.
Nuova fumata nera, dunque, per Riscossione Sicilia e per i suoi dipendenti che dall’anno scorso, da quando cioè fu approvata la legge che ne annunciava la liquidazione, sono in attesa di sapere se e quando riusciranno a transitare all’Agenzia delle Entrate che dovrebbe occuparsi di riscossione dei tributi anche sull’Isola. Il primo consiglio di amministrazione nominato dal governo Musumeci, quello guidato dall’ex generale dalla Guardia di Finanza Domenico Achille, si dimise dopo pochi giorni, e da allora la società vive in assenza di governance.
Ma Riscossione non è che un caso tra tanti. Il problema delle partecipate e delle governance è una spina nel fianco del governatore, che fino a ieri, davanti a una platea di amministratori locali di centrodestra, si è lamentato del fatto che “c’è chi è più interessato a mettere il figlio del nipote di qualcuno per racimolare una cinquantina di voti piuttosto che farle funzionare con amministratori capaci”. Il problema dunque sarebbe l’equilibro tra le forze di maggioranza, quella stessa maggioranza che, per stessa ammissione di Musumeci, non c’è e non c’è mai stata.
Intanto, la bilancia delle nomine sembra pendere dal lato di Forza Italia. Risolti alcuni casi – all’Ast l’accoppiata Gaetano Tafuri (lombardiano) – Eusebio D’Alì (fedelissimo di Micciché) e in Sas Marcello Caruso, vicino a Renato Schifani – il braccio di ferro tra le parti della maggioranza è ancora in corso per esempio nel caso di Seus 118. Il governo regionale sta lavorando alla trasformazione della società in un’azienda pubblica sul “modello lombardo”, ma il nome del “traghettatore” ancora non c’è. Posto ambito da Forza Italia, che vorrebbe piazzare lì Giuseppe Di Stefano, sarebbe però irrinunciabile per Musumeci e per l’assessore alla Sanità Ruggero Razza per portare a termine la realizzazione dell’Areus, l’Azienda regionale emergenza e urgenza Sicilia.
Ha avuto, invece, quattro amministratori in quattro mesi la Sis – Società interporti siciliani. A febbraio era andato via Alessandro Albanese. Al suo posto era arrivata Carmen Madonia che ha deciso di dimettersi il 18 aprile scorso. Poi è toccato a Benedetto Torrisi, docente universitario: nominato il 30 aprile, rinuncia all’incarico per ragioni personali nemmeno un mese dopo, il 28 maggio. Passano quindi altre due settimane di “vuoto” ed ecco arrivare il “secondo” Torrisi, Rosario Torrisi Rigano. Quest’ultimo è molto vicino a Forza Italia, nella scorsa legislatura è stato anche consulente del gruppo parlamentare all’Ars. Dovrà gestire una società molto delicata, che si occupa degli Interporti di Catania e Termini Imerese, attorno ai quali ruotano importanti investimenti.
E dal Movimento 5 stelle, la deputata regionale Roberta Schillaci solleva il caso della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana: “La scelta del nuovo soprintendente sia basata sul merito, sui titoli e sulle competenze, e non subordinata a mere logiche di spartizione di poltrone, tanto care a chi ha governato la Sicilia in questi anni”. “La gestione ‘allegra’ condotta in passato, che ha messo a rischio la Fondazione e lasciato per mesi senza stipendio orchestrali, impiegati e musicisti, creando contenziosi con gli enti previdenziali per contributi non versati – prosegue la deputata – ha determinato un buco di 14 milioni di euro nelle casse della Fondazione, che è un’ eccellenza nel panorama artistico e musicale italiano. Negli ultimi anni è stata invertita la rotta, si è creato un processo virtuoso che ha consentito di superare la crisi. Ora non vorremmo che a prevalere siano vecchie logiche e vecchie pratiche, che nell’ottica di una spartizione di posti di sottogoverno faccia ripiombare la Fondazione nel caos”.
E la prossima grana per il governatore Musumeci potrebbe essere la nomina dei vertici del Cas, il Consorzio autostrade siciliane, dove il presidente Alessia Trombino, a capo tra l’altro della segreteria particolare del presidente della Regione, avrebbe già inviato una lettera per annunciare le sue dimissioni.