Ieri Mutti in conferenza stampa. Classica la domanda sull’esonero che, circa ogni tre partite, viene posta al mister rosanero di turno come un rintocco funebre di campana. Risposta placida: “No, non lo so. Io ho parlato con il presidente prima della partita. Zamparini conosce la situazione della squadra. Noi abbiamo una buona classifica e dobbiamo difendere quello che abbiamo. Una vittoria avrebbe aiutato a livello psicologico”.
Frase tatticamente sbagliata, perché se c’è una cosa che Zamparini non sopporto è la chiarezza degli allenatori che dicono la verità. E la verità non è mutata dall’inizio del campionato. Il Palermo è una squadra mediocre. I giocatori hanno perso progressivamente fiducia. Chi può, se ne va. Le dichiarazioni recenti dei pezzi da novanta dello spogliatoio sulla situazione di confusa attesa fornita dai cambi eccessivi è una riprova del clima poco sereno. Ora, ci pare che Mutti sia l’ultimo colpevole dell’andazzo.
Ma è pur vero che il suo Palermo, costruito saggiamente sulla prassi e l’esperienza, senza voli pindarici, è ormai una squadra alla deriva. E’ da tre partite che non si gioca a calcio. L’effetto-faro garantito dall’ottimo esordio di Donati appare già offuscato. In difesa, la coppia centrale titolare è di buona fattura, ma se entra Munoz la partita pare già votata al patatrac, soprattutto per la fragilità psicologica di un giocatore massacrato dalla tensione. Più avanti le cose non vanno meglio. Miccoli si danna da solo. Budan ha riperso lo smalto. Hernandez deve ritrovare se stesso. Ilicic sembra definitivamente perduto in un suo complesso circolo vizioso. Pagherà prima o poi l’allenatore, come sempre accade?