CATANIA. Carlo Caputo, sindaco di Belpasso e braccio destro di Lino Leanza, studia da leader. Nel senso che, dopo l’implosione di Articolo 4 e la rottura col duo Sammartino-Sudano, è ora in prima linea nella veste di coordinatore provinciale di Sicilia Democratica. Un movimento politico che pare ispirarsi alla recente esperienza autonomista nata e deragliata sotto l’egida lombardiana e che dopo l’irruzione a gamba tesa in terra di Sicilia del nordista Salvini, richiama in causa le urgenze dell’isola. “Abbiamo fondato qualche mese fa Sicilia Democratica perché il momento politico dava la possibilità della nascita di un nuovo movimento politico – esordisce Caputo -. Siamo in un periodo in cui chi urla rischia di avere ragione: Salvini e Grillo sono un esempio. Noi crediamo che occorra andare ben oltre quella che è la rabbia”.
Senta, ma anche voi vi siete collocati nella grande ammucchiata del Pd?
“Le dico che nel centrodestra non vediamo quale percorso si possa intraprendere. E lo dico con estrema franchezza. Nel Pd sembra, invece, che si possa parlare con tutte le realtà. Una cosa tengo, però, a sottolineare: Sicilia Democratica è alleata del Pd ma, allo stesso tempo, siamo autonomi”.
Alleati ma autonomi: non correte il rischio di essere “uno dei tanti”?
“Guardi, noi in Sicilia veniamo dall’esperienza di un partito fortemente autonomista: una esperienza che, secondo noi, non può finire così”.
La interrompo: parla dell’Mpa?
“Sì. E dico che gli uomini possono sbagliare o essere sconfitti dalla storia ma le idee buone devono rimanere e continuare su altre gambe. Tutto quello che riguarda Lombardo è una esperienza chiusa e mi auguro che i suoi procedimenti giudiziari si concludano per il meglio. Ma quella esigenza autonomista non può essere messa da parte”.
Tutto sta, probabilmente, anche come intendiate condurre questo percorso.
“Noi vogliamo parlare sia al mondo cattolico che a quello socialdemocratico. Io credo che oggi un movimento autonomista con l’ascesa di Salvini abbia un sapore particolare. Salvini è un populista che sta raccogliendo popolarità: parla di zingari ed immigrati e cavalca l’onda con un sentimento popolare: ma sono tutti fatti che non rappresentano i problemi della crisi. Non sto dicendo che è un falso problema: sto dicendo che non risolve i problemi della gente che deve portare il pane a casa. Salvini vuole solo spostare l’attenzione per raccogliere facili consensi. E poi vedere uno della Lega Nord venire a prendere i voti in Sicilia…da siciliano mi sento offeso”.
Come state piazzando le vostre armate?
“Personalmente, sto incontrando tutte le realtà locali e stiamo allestendo i coordinamenti in tutti i Comuni. Il ruolo del responsabile cittadino è solo quello di fare coordinare le politiche del luogo. Non vogliamo nominare commissari: ognuno deve starci secondo un criterio condiviso. Dove è possibile, in vista delle prossime amministrative, presenteremo le nostre liste”.
Avrete candidati sindaco?
“In un Comune, forse sì. Ma non mi faccia dire altro: è tutto in itinere”.
Che mi dice di quello che accaduto con Articolo 4?
“Le dico una cosa che in pochissimi sanno: Articolo 4 è nato a Belpasso come lista civica alle amministrative che hanno portato alla mia elezione. Da lì, poi, con l’amico Leanza si è ragionato di portare tutto all’Ars ed oggi mi metto a sorridere vedendo tutto quello che è accaduto: perché è nato tutto con una lista civica e quell’esperienza tornerà ad essere una lista civica. Sicilia Democratica è una evoluzione di Articolo 4”.
Però come Articolo 4 siete costola del Pd.
“Noi siamo tutti soggetti che vogliono rimanere totalmente liberi: non abbiamo alcuna esigenza di essere inglobati. Vogliamo restare sul territorio in maniera seria. Siamo alleati del Pd, fin quando ci riterranno utili”.
Non mi dica, però, che dopo la scissione da Articolo 4 con Leanza da una parte e Sammartino e Sudano dall’altra non vi sia stato almeno un pizzico di amarezza, tanto per usare un eufemismo.
“Forse in Lino Leanza sì, perché con loro ha vissuto un percorso. Io no. Ma politicamente attendo di vedere le loro proposte: sono entrati in un grande partito, vedremo quanto le loro idee potranno essere vincenti. Da parte nostra, sul confronto rimaniamo aperti e coraggiosi: il tema dello scontro, invece, poco ci riguarda”.
Le vostre proposte, invece, quali sono?
“Un partito deve farsi carico delle istanze elettorali: ma dipende anche dal peso elettorale che ha il partito. La Sicilia ha bisogno di un partito autonomista: siamo commissariati in tutto; ci tagliano le tratte ferroviarie: occorre dare autorevolezza alla politica siciliana e secondo me Roma ha bisogno di vedere nella politica siciliana una politica seria capace di mantenere gli impegni. Noi non stiamo buttando Crocetta: siamo alleati con lui e lo saremo ancora: ma ognuno deve fare la sua parte”.
Qualche figuraccia a Palermo, però, la si sarebbe potuta evitare.
“Concordo. Come sulle province: siamo partiti i primi e ora siamo gli ultimi. Non possiamo fare queste figure, finisce col riversarsi tutto sulla nostra terra. E La gente non è vero che non è interessata alla politica ma deve essere chiamata in causa. Proviamo ad affascinare la gente con questo nuovo percorso di Sicilia Democratica: perché possiamo costruire il nostro progetto e le nostre idee solo assieme alla gente”.