Cara presidente Meloni, è il momento di cambiare la legge elettorale - Live Sicilia

Cara presidente Meloni, è il momento di cambiare la legge elettorale

Lettera aperta alla premier

Cara Presidente Meloni,

Le scrivo a pochi giorni dall’increscioso episodio che ha visto protagonista un parlamentare di FdI scambiare una festa di fine anno con un poligono di tiro, sfiorando per mera incoscienza un’immane tragedia. Non intendo affatto soffermarmi sulla vicenda già di per sé triste, che per adesso è al vaglio degli inquirenti e che Lei ha giustamente stigmatizzato in maniera netta, senza retorica alcuna.

La vicenda, però, mi offre l’assist per chiederLe se non pensa che ci sia, in generale, un decadimento della qualità politica del nostro Paese, con una classe dirigente che per un verso è troppo logora (occupa i banchi istituzionali da almeno 25 anni) e per altri aspetti non è all’altezza della nobile mansione, essendo molto approssimativa e spesso assai modesta.

Le chiedo, se non sia il caso durante il Suo mandato, di metter mano alla legge elettorale, che ha sottratto potere al popolo sovrano, determinando un solco abissale tra eletti ed elettori e soprattutto privando i territori di rappresentatività vera, reale, concreta. Tale legge, definita “porcata” da chi la ideò in illo tempore, consegna nelle mani di pochi la possibilità della selezione della classe politica, creando un vulnus gravissimo nel sistema democratico italiano. In ragione di ciò, credo, il target della politica italiana sia da un po’ di tempo in… discesa libera.

I leaders selezionano i parlamentari in base all’indice presunto di fedeltà al capo, giammai basandosi sul curriculum, sulle capacità, sulle motivazioni. Il “caso Pozzolo”, in tal senso, è drammaticamente paradigmatico. Può un parlamentare non comprendere la gravità di quel gesto, ossia di andare al ballo, armato? È veramente questo ciò che merita la Repubblica Italiana? Ed ecco che Lei, giustamente, nella recente conferenza stampa con i giornalisti, richiama tutti alle proprie responsabilità, perché non ricadano solo su di una singola persona.

Ma la domanda è: è colpa del popolo o dei segretari di partito (di tutti i partiti ovviamente) se tra gli scranni vengono chiamate persone inadeguate a rivestire cariche istituzionali? Il popolo vota solo un simbolo! Non può far altro. Per il resto, ratifica ciò che il leader di turno offre! L’argomento delle preferenze, ogni tanto, a scadenza di legislatura, viene lambito, ma non c’è mai il coraggio di affrontarlo in modo serio, di ripristinare la giusta dimensione democratica del Paese, affidando ai cittadini la responsabilità della scelta dei nomi.

Perché mai per le elezioni di ogni ordine e grado, dal Parlamento Europeo financo a quelle Universitarie, si è chiamati a scrivere nome e cognome, mentre per Camera e Senato se ne fa “volentieri” a meno? In verità, cara Presidente, sappiamo che c’è “un’intesa silenziosa e trasversale” su tale materia, che riguarda anche i “partiti dell’uno virgola”. Tutti i leaders vogliono scegliere le proprie truppe, amplificando il loro potere, ma facendo pagare al Paese un prezzo davvero salato.

L’Italia è chiamata a far fronte a vecchie e nuove sfide locali e globali, a ridefinire il proprio ruolo nel contesto geopolitico internazionale, a misurarsi con le sfide epocali che attengono ai mercati, all’ambiente, alla difesa, ai flussi migratori, all’intelligenza artificiale, a tutto quanto il Progresso implica, determina e caratterizza. Occorre una classe dirigente all’altezza di questo compito, capace di valorizzare un leader fino a renderlo uno statista, piuttosto che indebolirlo e farlo uscire di scena dopo appena una legislatura.

Lei è giovane, forte, determinata; ha creato dalle ceneri di An un partito nuovo portandolo in alto, ponendolo alla guida del Paese e facendolo riconoscere nelle principali istituzioni internazionali. Lei ha la popolarità tra gli Italiani, la stima non soltanto di chi l’ha scelta, ma anche degli avversari. Affronti una volta per tutte questa battaglia. Ci metta la Sua grinta e la Sua passione per sradicare un sistema balordo che ha “sequestrato” la democrazia, svilendo il cittadino nella possibilità di scegliere il Parlamentare del territorio in cui vive e opera.

La gente vuole scegliere, vuole contare, vuole decidere. Prova ne sia che oggi l’elettore si allontana sempre più dalle urne e più in generale dall’impegno politico, proprio quello grazie al quale Lei è cresciuta nel tempo, passando dalla militanza universitaria ai banchi del Consiglio Provinciale di Roma (dove è stata votata, non nominata!) e via via verso i ranghi più alti. I territori oggi non hanno più un riferimento, un rappresentante, una voce che ne esprima le istanze sempre più impellenti ma sempre meno colte da Roma in quanto a Roma non recapitate perché il Parlamentare del corrispettivo collegio elettorale non vive le “pulsioni” di quest’ultimo. Siamo alla farsa totale!

A Marsala, per esempio, si elegge o meglio si nomina un deputato di Roma, mentre a Trieste un deputato toscano. C’è davvero un sovvertimento della normale rappresentanza territoriale. Siamo davvero finiti nelle sabbie mobili e da queste sembra non si possa uscire. Affronti Lei, ripeto, questo fondamentale passo. Come si può procedere a riforme istituzionali di più ampio respiro, se non si parte dal presupposto che il Cittadino dev’essere il protagonista della scelta dei suoi rappresentanti politici? Abbia questo coraggio! Credo che in cuor Suo lo voglia! Smuova le acque stagne! L’Italia e gli Italiani Le saranno grati.


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