Quando i ragazzi delle scuole del Nord, calati fino a Cinisi per conoscere il fratello di Peppino Impastato, incontrano Giovanni, di solito rimangono delusi. Ma è l’inizio. Si aspettavano un eroe di scorta da “Cento passi” (nella foto una scena del film) e si trovano davanti un signore con tutte le rughe al suo posto, uno che non è un film. Poi però lo sentono parlare, mentre lui li guida nei meandri di “Casa memoria”, la casa di Felicia e di Peppino. La diffidenza diventa amore. Perché le parole di Giovanni, senza retorica, sanno ardere lo stesso. E portano il peso di una lotta terribile, con le cicatrici ben visibili. La guerra di chi ha combattuto contro un padre mafioso, apparentemente rinnegandolo, per amarlo di più. Oggi Giovanni parla dei figli di Totò Riina. Ha letto i giornali. Sa che Maria Concetta Riina è finita nel tritacarne di un’indagine (presunti divorzi facili gestiti da un’agenzia a Londra che farebbe capo a lei e al marito Tony Ciavarello) che ha riaperto vecchie questioni e antiche lacerazioni. Dalle unghiate della cronaca è sgorgato il sangue caldo di una domanda scomoda. Può la figlia di un boss rivendicare un nuovo inizio, un’esistenza serena e socialmente inserita, nonostante le malefatte del genitore?
Allora, Giovanni, si può?
“Sì, a patto di rompere definitivamente con il padre”.
Cioè rinnegarlo, smettere di amarlo?
“No, è questo il punto. Prendere le distanze, nel rispetto della verità è un modo per amarlo forse di più. Ho già portato avanti questo discorso, lo ripropongo”.
Bello, ma non immediatamente comprensibile.
“E’ quello che abbiamo fatto io e Peppino. Non ci siamo nascosti. Abbiamo rotto con la cultura mafiosa. Però, col cuore, siamo rimasti con nostro padre. Abbiamo continuato a volergli bene”.
Nel caso specifico?
“Alla domanda: chi è Totò Riina, non si può fare finta di niente. Non si può distinguere, non è lecito fuggire. Maria Concetta abbia il coraggio di rispondere. Sarà un segno di rispetto nei confronti della verità e – ripeto – di suo padre. Dopo, si sentirà libera”.
Non è facile.
Mai detto che lo sia. Però è un cammino necessario per ricominciare davvero
Cosa rimane?
“Restano tante ferite. Ma sei libero”.
Cosa pensa di Maria Concetta Riina?
“So quello che passa. Provo umana compassione”.
(foto tratta da www.marcodonatiello.com)