Caro Crocetta, facci la grazia: | non parlare mai più di onestà - Live Sicilia

Caro Crocetta, facci la grazia: | non parlare mai più di onestà

Come fa il governatore della trasparenza e della legalità a circondarsi di quel cerchietto magico?

Carissimo (per quanto ci costi) Rosario Crocetta,

Ti ricordi come sei diventato presidente? Hai sventolato in lungo e in larga la bandiera della legalità, dell’antimafia, della trasparenza, proclamandoti alfiere dell’immacolata confessione, declinata in politica. Sei stato benedetto e unto dagli antimafiosi di rito chiodato e dal ‘senatore della porta accanto’, l’antimafiosissimo Beppe Lumia. Una Sicilia stremata, che non sapeva più a che santo votarsi, in una percentuale risibile ma sufficiente, si è affidata a te. E ha perso perfino la speranza.

Tu hai tenuto la scena con il costume della retorica cucito addosso: l’abito del missionario del bene calato dal cielo gelese per convertire una terra consacrata al male. E hai denunciato. E sei andato in Procura. E hai puntato il dito contro chiunque. E a quasi tutti hai fatto una minuziosa analisi del sangue: non si sa mai, anche nella persona più insospettabile potrebbe annidarsi un globulo con la coppola. Ovunque hai condotto il tuo verbo pieno di niente. Ma proprio sui simboli e sui principi della tua crociata, alla fine, sei rovinosamente caduto, come per tutto il resto: è sufficiente l’esempio dei tuoi compagni di viaggio.

Intendiamoci, presidente sulla tua onestà nessuno obietta alcunché. E pure i cavalieri della tua tavola rotonda sono da considerarsi puri, fino a prova contraria. Ma – spiegaci – come fa il governatore della trasparenza e dell’immacolatezza a circondarsi di indagati, coinvolti e “mascariati” a vario titolo, protagonisti, loro malgrado, di percorsi contrari alla tua filosofia del sospetto e del giudizio? Come possono andare a genio proprio a te a che hai continuamente sbandierato la questione morale nella sua accezione più estrema – basta appena l’odore di un’inchiestina o di un dubbio per destare scandalo – utilizzandola quale arma politica in tante occasioni, ma sempre per altri che non erano i tuoi?

Scorriamo, dunque, l’elenco del cerchietto magico, di coloro che, per voce di popolo, sono nel tuo cuore. C’è Patrizia Monterosso: sulla potente burocrate pendono la condanna della Corte dei Conti per un danno erariale da un milione e 300mila euro e la richiesta di rinvio a giudizio, sempre per la vicenda degli extrabudget. C’è Antonio Ingroia: sotto riflettori della Corte dei Conti per le assunzioni a Sicilia -e Servizi, la stessa circostanza che ha registrato l’archiviazione di una correlata inchiesta penale. Ci sono Matteo Tutino, ex primario di Chirurgia plastica (e tuo medico personale, Saro) e l’ex manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri, accusati di peculato, falso, truffa e abuso d’ufficio, in una presunta storiaccia di interventi, soldi e favori. L’elenco sarebbe lunghissimo. In coda alla fila – in ordine cronologico, non per importanza – c’è l’avvocato e patron della Ksm Rosario Basile ai domiciliari per calunnia, minacce, istigazione alla corruzione e violenza privata. E va bene che la vicenda riguarda un fatto personale – come si è affrettato a puntualizzare il suo avvocato – tuttavia la rilevanza del personaggio è pubblica. Infatti – come abbiamo scritto -: “Pochi mesi fa il governatore Rosario Crocetta lo ha voluto alla guida dell’Irfis-FinSicilia, la finanziaria della Regione Siciliana nonostante alcuni avessero sollevato l’ombra di un conflitto di interessi”.

Caro Presidente, se anche noi fossimo vestali della cultura del sospetto sarebbe logico accusarti di esserti circondato di “impresentabili”. E i maligni potrebbero incrociare le maldicenze e i pettegolezzi e considerarti il perno di un grumo di interessi che sotto il tuo manto da santone dell’antimafia hanno trovato accoglienza e riparo, fra nomine, conflitti, soldi, ospedali e toghe. Noi la pensiamo diversamente: l’onore di una persona è una cosa troppo seria per essere fatto a pezzi in base a un pregiudizio, per un’indagine, per un sussurro, o per convenienza politica. Ci vuole molto di più.

Invece, tu – Presidente – sei la controfigura degli editti che proclami. La foga che riservi a nemici e avversari, la trasformi in copertura per gli amici. E se, al posto tuo, avesse agito allo stesso modo un Totò Cuffaro qualunque, che parte in commedia reciteresti oggi? Non saresti forse al comando del plotone d’esecuzione in una piazza plaudente e assetata di sangue?

Per questa lampante schizofrenia, ti suggeriamo umilmente di non parlare più di onestà, una parola piena di nulla, se non è accompagnata dalla coerenza, dalla durezza senza sconti, dall’equità delle posizioni, dal gusto amaro che hanno i fatti che si accettano, pure quando non convengono. Discuti piuttosto di piani sanitari scritti sulle nuvole, di rimpastini che affascinano gli sfaccendati, di surreali auto-candidature, della partita del Gela. Parla di ciò che vuoi tu, Saro, e divertiti come puoi. Ma, per favore, non parlare mai più di onestà, di legalità e di antimafia.

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