Caro Matteo, parlaci di Sicilia | E dicci qualcosa di Crocetta - Live Sicilia

Caro Matteo, parlaci di Sicilia | E dicci qualcosa di Crocetta

Il silenzio di Renzi sull'unica questione all'ordine del giorno: il Crocettismo.

Caro Matteo Renzi, dicci qualcosa di Crocetta (e anche di Alfano, se puoi)

Sei apparso, di recente, quale un Giovin Signore assiso davanti al golfo di Mondello, calato qui, nella Sicilia prona e disperata, bellissima solo quando ti conviene, per presentare il tuo libro.

E, correttamente, a un segretario politico, in vista delle elezioni, si porgono domande politiche. Tu hai malamente glissato: “Crocetta? Aspetta che rispondo. Però, come è bello il mare che si vede da qui, che panorama, che cielo! Alfano? Ora vi dico. Però, che meraviglia la vostra Sicilia”.

E via inanellando una serie di banalità, sulle ‘coalizioni larghe’, sul ‘decisionismo dei siciliani’, sull”autonomia’, mentre il sottinteso, in vernacolo toscano, era: “Amici miei, non mi rompete i ‘oioni. Sto affondando col mio Pd e la Sicilia è il luogo di tutti i disastri. E siccome sto cercando di sfangarla, sono ammesse domande che non pretendano notizie”.

Per carità, ognuno sopravvive come può. Tuttavia, non adombrarti, Matteo, se pensiamo che tu – proprio tu, quello che si accreditava come campione di trasparenza e chiarezza – sia un evasivo concentrato di reticenze. Come può il padrone del Pd non dire nulla di Rosario Crocetta che i democratici hanno sostenuto, foraggiato, assistito e criticato, per poi tentare di tergersi le mani in un pilatesco catino di equidistanze?

In quasi ogni famiglia siciliana c’è un padre che ha smarrito il lavoro e un figlio che non l’ha mai avuto. La Sanità è un viluppo di nomine e di interessi, ordito da fedelissimi che lisciano il pelo nel senso richiesto, nascondendo i problemi sotto la polvere, incassando laute parcelle e tagliando sulla pelle dei poveri cristi che non hanno santi in Paradiso. La fu Formazione è un campo desolato di cinquantenni che hanno perso il posto e mai ne avranno un altro. Il governo non governa e, se governa, governa male. L’Ars è un conclave di assenze e disimpegno, ma, tanto, ogni mese, stipendi e indennità corrono lo stesso. I posti al sole vengono occupati militarmente da amici e simpatizzanti del cerchietto magico di Rosario. Una cosa che, forse, si poteva fare – non trovarsi impreparati per la prevedibile stagione degli incendi – non è stata fatta; l’Isola è finita su tutti i giornali, compendio di inefficienza e devastazioni.

Sono solo alcuni esempi del governicchio benedetto da te e dai tuoi uomini. E vieni qui a raccontarci la supercazzola del mare e del sole? E nulla balbetti sul Crocettismo? Eppure siamo siciliani, no cretini. E il tuo brutto tacer, Matteo, è il parto di una miopia con cui vorresti salvarti e che, politicamente, ti condannerà, portando il vessillo pentastellato a Palazzo d’Orleans, sulla risacca di un mare di sacrosanta indignazione.

Dal canto suo, Crocetta, chiacchiera su tutto. Di candidature, di primarie, di futuro e di progetti. La sua loquacità è inversamente proporzionale alla tua afasia. Sostiene che tu sia aperto al confronto, che – chissà – saresti non contrario a un Crocetta bis. Davvero? Se è così, svelaci l’arcano e dacci il tempo di preparare il passaporto.

Invece, tu opponi il silenzio che è mancanza di coraggio; perfino su Angelino. Che cerca di aggrapparsi al tram chiamato desiderio di potere. L’abbiamo tanto criticato, Alfano; ma almeno, rispetto a te – Caro Matteo – è una figura coerente. Si sa sempre da dove parte e dove vuole approdare, sulla rotta ministero-poltrona. E’ riuscito nello scopo, senza nemmeno il bisogno di inventarsi un’ideologia, semplicemente rimescolando le sue (scarsissime) percentuali di consenso, con l’alchimia dello strapuntino disponibile. Non regna – non gli interessa – però conta. E durerà più di te che nulla lasci intendere sui legami da tessere, con lui o senza di lui, sperando, ancora una volta, che l’omissione sconfigga la persistenza della memoria.

Non è così, non sarà così. La ‘Sicilia bedda’ vista dal golfo di Mondello è l’illustrazione di un sogno effimero, un inesistente palcoscenico di suggestioni inutili, una finzione da ammirare attraverso il finestrino dell’aereo che permette una necessaria fuga. Dietro le quinte di tanta inconsistente magnificenza, è tutto un digrignare di denti in attesa della vendetta delle urne, fissata per il prossimo 5 novembre, quando una terra sfinita sceglierà la rabbia, col marchio a Cinque Stelle, quale soluzione finale di guai che resteranno irrisolti.

Una parola pubblica e onesta – caro Matteo – ti avrebbe dato almeno il salvacondotto della sincerità. Il tuo ostinato mutismo non garantirà nemmeno quello.

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