Caro Salvini, occhio al razzismo | Noi siciliani siamo le vittime - Live Sicilia

Caro Salvini, occhio al razzismo | Noi siciliani siamo le vittime

Forse siamo allarmisti a preoccuparci. Ma chi può mai dirlo?

Caro Matteo Salvini,

Ci fa piacere che dalle sue parti qualcosa sia cambiato e che noi siciliani, per esempio, non siamo più i terroni di una volta per i baldi giovanotti in odore di leghismo. Anzi, lei, che è un gran simpaticone, è venuto fin quaggiù e si è fatto il selfino con l’arancino (eravamo a Catania, il suffisso è maschile) proprio per dimostrare che tutto è lava passata e che nessun fanatico, laggiù al Nord, invocherebbe più l’Etna per una immediata pulizia Etnica (altrimenti che Etna sarebbe).

Però, vede, certe sue uscite, per quanto incolpevoli e spontanee, ancora ci preoccupano in quanto terroni, ops, siciliani. Lei non ha responsabilità, ovviamente, ma chi l’ascolta potrebbe fraintendere.

Per esempio, quando lei espettora: “Zingaraccia, stai buona che arriva la ruspa”, è chiaro che sta lanciando una nuova versione del Monopoli su base multietnica, invitando al gioco una esponente dei rom con quel confidenziale e affettuoso ‘Zingaraccia’.

E invece: sa che qualcuno dalla mente contorta potrebbe scambiarla per un’espressione un pelino in sospetto di razzismo e magari convincersi che gli ‘zingaracci’ sono da perseguire in quanto tali, come gli extracomunitari che vengono insultati sui mezzi pubblici, in un crescendo di contumelie?

Oppure, quando lei si rivolge al giornalista che ha immortalato la famosa moto d’acqua della polizia impegnata nella nota vicenda con quel ‘vada a riprendere i bambini’, è evidente che lei sta invitando la stampa tutta a concentrarsi anche sulla bellezza e sull’innocenza. E cosa c’è di più innocente e bello dei bambini?

Ma qualcuno potrebbe pensare – lo sciagurato – a un atteggiamento lievemente minaccioso contro i cronisti, equiparati alla ‘zingaraccia’ di cui sopra, nell’additare al popolo un suo nemico. Ha visto, caro Salvini, dove arrivano gli inganni del linguaggio?

E che dire della sua famosa frase, la madre di tutte le frasi: ‘La pacchia è finita’, riservata ai migranti? Lei non lo immaginerà però c’è qualcuno che ha dato a quello slogan un tono di ostilità nei confronti di chiunque arrivi da lontano, come se fossero privilegiate le anime che si mettono in viaggio per disperazione. Pazzesco! Assurdo!

Certo, capiamo il suo candido stupore. Di più: lo condividiamo. Ma il mondo dei social è così. La gente si confonde e prende fischi per fiaschi, volgendo la simpatia in antipatia, il bene in male, l’amicizia in ostilità. E bisogna stare attenti.

Veniamo al dunque: caro ministro, la esorteremmo a una sintassi più sorvegliata nell’interesse di tutti e soprattutto di noi siculi dell’arancino o dell’arancina. Perché quando divampano il razzismo, la violenza e la discriminazione, nonostante le migliori intenzioni, prima o poi c’è sempre un siciliano tra le vittime.

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