Qualcosa sta cambiando, finalmente, a Palermo? Le immagini sono testimoni a sfavore. Ricordate il famoso e abusivo banchetto nuziale ai Quattro Canti, lo scatto che campeggia in copertina? Fece, giustamente, scalpore. Sennonché, Palermo, da quelle parti – nel suo centro storico – ha le sembianze di un legittimo ma eccessivo buffet. Con il massimo rispetto di chi lavora e si vusca il pane, non riusciamo a immaginare esche per turisti che non siano la sinfonia del cibo da strada, il sovracuto della panella, il rullo di tamburi dell’arancina e il colpo di piatti del cannolo? Una gastronomia invasiva, più che offerta, che copre quella parte di città che, infatti, risulta invisibile agli occhi, ma preponderante all’olfatto.
Qualcosa sta cambiando, a Palermo? Ce lo chiedevamo, settimane fa, nel cuore dello Zen, davanti alla munizza, al cospetto di un monumentale relitto automobilistico. Che era lì, placidamente certo della sua durata. E lì, tra campetti di fortuna e la scuola ‘Falcone’, c’erano dei mini-calciatori che palleggiavano con un Super Santos, nell’epicentro delle macerie. Come crescerà un bambino, convinto che quelle rovine siano la normalità? Diventerà mai un cittadino consapevole, a cui tutti chiederanno doveri, senza mai annotare i suoi diritti? Chi lo convincerà mai che lo Zen è Palermo e che Palermo è lo Zen, se la distanza risulta incommensurabile? FOTO, GUARDA
E che dire di Mondello? Dovrebbe essere, specialmente in estate, la perla dell’accoglienza. Invece, chi la attraversa non può fare a meno di inciampare nelle buche, da pedone, e di rischiare le sospensioni della macchina, in altre voragini, da guidatore. E c’è da sopravvivere nelle strade di una viabilità folle, con il caos, i rifiuti. Un mosaico del disagio che rende la vita scomoda al passante e insopportabile per il residente. FOTO, GUARDA
Dunque, la domanda parrebbe perfino oziosa: qualcosa sta cambiando, mentre pochissimo sembra cambiato? Forse, però, una novità c’è. Veniamo dagli anni dell’ultimo Orlando che ha dato prova d’incapacità di governo, cercando di turare le falle con il mantra della visione. Palermo, nella sua dimensione concreta, era scomparsa dalla scena e restava nella sua immaterialità simbolica. Da un po’ si ricomincia a discutere di cose, di servizi, di vie, di rifiuti. Ancora non ci siamo, nella logica del risultato: la lontananza da un minimo di normalità è palese. Ma che se ne parli – che si parli, cioè, di una città reale – è già un piccolo cambiamento. (Roberto Puglisi)