PALERMO – Sono tutti con Angelino Alfano. Ma nessuno sa in che direzione stia andando. “Oggi siamo un partito senza identità”, Francesco Cascio è uno dei big siciliani del Nuovo centrodestra. E non nasconde le difficoltà di una forza politica che in occasione dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica ha mostrato tutta la sua debolezza, le sue incertezze, l’assenza di una linea chiara. E ad ammetterlo è proprio lui, che è coordinatore regionale del partito e da sempre tra i più vicini al leader Alfano. “Sull’elezione di Mattarella è stato commesso un errore evidente: avremmo dovuto dire subito di sì. E poi eventualmente Angelino avrebbe dovuto chiarire la questione faccia a faccia con Renzi”. Perché per Cascio, ovviamente, il “nodo” non sta certamente nel nome: “Sergio Mattarella – dice – era il miglior candidato possibile. I siciliani hanno spinto perché si appoggiasse quella scelta. Io ho condiviso con lui otto anni in consiglio comunale a Palermo. E ammetto di essermi commosso quando è stato proclamato Capo dello Stato. Ma ovviamente, il metodo col quale è stato indicato lascia molto a desiderare”. La scelta di Renzi di rendere esplicita la preferenza su Mattarella “prima ancora di aver sentito noi – spiega Cascio – che siamo alleati di governo. E che siamo in una posizione diversa, ad esempio, rispetto a Forza Italia, che è comunque all’opposizione”. Per il deputato regionale, “Renzi ha forzato la mano, ma noi abbiamo sbagliato a reagire in quel modo, annunciando la scheda bianca. Un atteggiamento frutto dell’amarezza del momento”.
Ma il “caso Quirinale” ha anche e soprattuto riacceso i fari sul partito di Alfano, che si è immediatamente spaccato, con le dimissioni del capogruppo al Senato Maurizio Sacconi e di altri militanti. Manca una linea, un identikit, una identità. “Siamo spaesati da oltre un anno – ammette Cascio – ed è il momento di chiarirci”. E da chiarire c’è soprattutto la ambivalenza (se non l’ambiguità) della posizione politica di Ncd, al governo col Pd a Roma e all’opposizione di Crocetta in Sicilia. “Nei prossimi giorni – annuncia Cascio – verranno convocati gli organismi regionali del partito. Così non possiamo andare avanti. La gente non ci capisce. E ha ragione”.
E nelle parole di Cascio c’è tutto l’imbarazzo di guidare una forza politica “che oggi non è ne’ carne ne’ pesce. Questa linea – ribadisce – ci penalizza sul territorio”. La preoccupazione è evidente, insomma. Anche in vista delle prossime competizioni elettorali. A cominciare dai Comuni nei quali presto si andrà al voto (tra questi, quelli di Agrigento e Marsala, ad esempio) dove il Nuovo centrodestra dovrà gestire un’ulteriore ambiguità: quella relativa ai rapporti con l’Udc. “A Roma abbiamo creato Area popolare, per riunire i moderati. Ma in Sicilia loro sono al governo e noi siamo all’opposizione. In vista delle prossime elezioni abbiamo già delle difficoltà a fare le liste. Liste che dovrebbero essere uniche, ma dove i candidati Udc possono contare sul consenso garantito dalla loro permanenza nel governo regionale, a differenza di chi, come noi, sta facendo da anni opposizione. Insomma, anche questo aspetto va chiarito una volta per tutte. In che modo? O l’Udc esce dal governo Crocetta o noi entriamo nel governo regionale. Non c’è una terza via”.
Insomma, una linea chiara. Netta. Questo servirebbe al Nuovo centrodestra. Per evitare di veder scendere ai decimali le percentuali di un consenso che vede già il partito attorno al due, tre per cento. Di rendere impossibile, insomma, la conferma in parlamento di alcuni big siciliani, dall’ex presidente del Senato Renato Schifani all’attuale sottosegretario Simona Vicari. Con quelle percentuali, infatti, il leader Alfano non sarebbe in grado di garantire la conferma in parlamento, oltre che la sua, degli attuali sette senatori (Bruno Mancuso, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Pippo Pagano, Renato Schifani, Salvatore Torrisi, Simona Vicari) e degli altri sei deputati (Nino Bosco, Giuseppe Castiglione, Dore Misuraca, Vincenzo Garofalo, Antonino Minardo e Alessandro Pagano). “L’ho detto ad Angelino Alfano: noi non possiamo permetterci – insiste Cascio – di fare alcun errore. Se lo può permettere, forse, Berlusconi che può comunque contare su uno zoccolo duro di elettori, sul suo 15 per cento. Noi dobbiamo ancora costruire un partito. E non possiamo più sbagliare”. Altrimenti, il Nuovo centrodestra rischia di scomparire definitivamente.