Casini chiama a raccolta i centristi |“In Sicilia siamo determinanti” - Live Sicilia

Casini chiama a raccolta i centristi |“In Sicilia siamo determinanti”

Lo stato maggiore di “Centristi per l’Europa” vuole giocare un ruolo di primo piano nella partita delle regionali di novembre.

L'INIZIATIVA
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CATANIA – Casini chiama a raccolta i moderati. Lo stato maggiore di “Centristi per l’Europa” vuole giocare un ruolo di primo piano nella partita delle regionali di novembre. Del resto la terra siciliana è sempre stata una sorta di granaio di voti per le formazioni moderate. Consensi ed esperienza costituiscono la dote dei centristi per potenziali corteggiatori politici intenzionati a contrarre matrimoni elettorali. L’apporto dell’area, insomma, può essere decisivo.

Lo dice a chiare lettere il leader Pier Ferdinando Casini a margine dell’assemblea regionale del partito. “Sono venuto in Sicilia per dire che le forze moderate di centro devono aggregarsi perché se lo fanno, come nel passato, sono determinanti e, dato che la Sicilia è un test fondamentale a pochi mesi dalle politiche, questo dimostrerà che i moderati sono ancora in grado di dire la loro”, argomenta. L’alternativa, cioè “affidarsi alla speranza di avere un seggio da Salvini o andare in processione un giorno di qua e uno di là”, equivale all’oblio. A Catania, insomma, vanno in scena le prove tecniche di una grande reunion per sanare la ferita della diaspora da quello che fu il grande centro. Casini dice la sua sul no del Presidente del Senato. “Piero Grasso è stato tirato impropriamente dalla giacca, io mi sono sempre sottratto a questo sport perché era una cosa anche di cattivo gusto dal punto di vista istituzionale”, dice Casini. “Su di lui ci sarebbe stata un’ampissima convergenza, vedremo”. Individuato l’obiettivo, i centristi attendono di capire quali carte giocare lasciandosi aperte tutte le possibilità. “In questo momento non diamo nulla per scontato anche perché non sappiamo cosa propone il centrosinistra in Sicilia”, dice l’ex presidente della Camera. “Siamo in attesa di capire cosa propone, è chiaro che chiediamo una discontinuità rispetto al governo Crocetta”, chiosa.

Ad attendere il leader nazionale c’è tutto lo stato maggiore del partito. In prima fila ci sono Ardizzone e Miccichè. Al tavolo della presidenza lo attendono i colonnelli catanesi Pistorio e Forzese e il coordinatore nazionale D’Alia. “Sappiamo che la nostra area politica è decisiva per la forza che in Sicilia ha sempre espresso e per il senso di responsabilità dimostrata in questi anni”, conferma l’ex assessore Giovanni Pistorio. Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato regionale Marco Forzese “Prima di parlare di alleanze bisognerebbe capire chi è il candidato del centrosinistra”, dice facendo capire che la porta è chiusa per Crocetta, ma non per la compagine dem. “Noi facciamo parte di una coalizione: Crocetta è un problema del Pd e qualunque scelta va fatta in discontinuità con quell’esperienza”, argomenta.

Il coordinatore nazionale Giampiero D’Alia affronta a viso aperto l’affaire Crocetta. “Siamo usciti dal governo regionale, con coerenza, per due motivi: il bilancio negativo dell’esperienza di governo e le considerazioni su una persona che riteniamo non possa guidarci nella prossima campagna elettorale”. Una decisione che D’Alia rivendica e considera “il minimo della decenza politica”. Sul futuro, il coordinatore non si sbilancia e mette sul tavolo alcuni punti programmatici. “La nostra coalizione è il programma: la revisione dello Statuto, la definizione di accordi finanziari con lo Stato, una modifica del regolamento dell’Assemblea ragionale con l’abolizione del voto segreto, avviare un processo di riforma reale  della pubblica amministrazione regionale con un ampio decentramento di poteri e funzioni dalla Regione agli Enti locali”, spiega. “Il tema delle alleanze in questa fase non ci affascina”, dice D’Alia. “A livello regionale le coalizioni si faranno sulla base del programma e delle persone che sceglieremo per guidare la coalizione”, argomenta e interviene sul rapporto non più idilliaco con i dem.  “E’ opportuno discutere preferenzialmente con il Pd, ma per discutere si deve essere in due e finora non è stato così”, chiosa. Una posizione che trova la benedizione di Casini che ammette: “Potevamo uscire qualche mese prima dal governo Crocetta, ma avevamo avuto la netta convinzione, parlando con il Pd, che alla nostra uscita sarebbe seguita la loro”. “Abbiamo preso atto che non è così, ma è un problema del Pd”, chiosa Casini.

 

 

 


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