(www.italpress.it) No, non è il Pd l’unico partito colpito e affondato dagli schiaffoni di Bari, di Lecce, persino da Gallipoli, dove l’esercito rossofuoco di Nichi Vendola ha sbaragliato quella che doveva essere una corazzata e si è rivelata invece una zattera fradicia e sgangherata. E non è nemmeno Massimo D’Alema il solo leader ferito a morte dalla battaglia pugliese, con quelle primarie che avrebbero dovuto legittimare il patto della nuova alleanza e si sono rivelate invece nient’altro che un requiem per tutta quella classe politica che credeva di liquidare Vendola solo con uno sgradevole ammiccamento al suo orecchino e a tutto ciò che l’orecchino racconta.
Diciamolo chiaramente. In terra di Puglia si è schiantato il Pd con tutta la sua classe dirigente, da D’Alema a Pierluigi Bersani fino ad Enrico Letta. Ma contro Vendola si è sfracellata anche e soprattutto l’Udc di Pierferdinando Casini. Di quel Pierferdy che fino a qualche settimana fa veniva dato, sia a destra che a sinistra – ma soprattutto da se stesso – come il leader senza il quale nessuna vittoria era possibile. Era, appunto, l’uomo dei due forni. Poteva scegliere di stare in Puglia con il Pd e in Lazio con il Pdl.
Nel giro di pochi giorni, invece, la ruota è girata di malo modo e Casini si ritrova quasi a mani vuote. In Puglia non ha altra prospettiva se non quella di inseguire Adriana Poli Bortone, ex ministro ed ex sindaco di Lecce, titolare di una etichetta “Io Sud” creata in contrapposizione al Pdl che non l’ha voluta ricandidare alla presidenza della Regione.
Mentre in Lazio continuerà di sicuro ad appoggiare Renata Polverini, ma Berlusconi ha voluto fargli sapere con sufficiente anticipo che il sostegno dell’Udc non sarà determinante perchè il Popolo della Libertà, alla luce degli ultimi sondaggi, ritiene di avere da solo la forza di portare al successo la propria candidata.
Ci riuscirà? I cinici annidati a Palazzo Grazioli dicono che il Presidente del Consiglio vincerà comunque: se la Polverini ce la farà, il Cavaliere potrà sostenere che il merito è da attribuire alla tenacia con la quale lui l’ha sostenuta; se la Polverini sarà travolta da Emma Bonino il Cavaliere avrà un altro motivo di soddisfazione: l’ex leader dell’Ugl è stata voluta, fortissimamente voluta da Gianfranco Fini e un’eventuale sconfitta non potrà che essere utilizzata per ridimensionare l’esuberante e inquieto presidente della Camera.
Discorsi da cinici, si dirà: la campagna elettorale è lunga e la partita è ancora tutta da giocare. Ma una cosa certa c’è gia’ ed è il ridimensionamento di Casini. O, quantomeno, delle sue ambizioni.
Un gennaio orribile per il leader dell’Udc. Perchè alla batosta pugliese e all’irrilevanza laziale va aggiunta la mazzata siciliana: la condanna in appello di Totò Cuffaro finisce per svuotare anche quel granaio di voti che “Vasa vasa”, in piena attività politica, assicurava a tutti. Piaccia o no, un Casini senza Cuffaro è come una barca senza mare, o come un’aquila senza vento.
(www.italpress.it) No, non è il Pd l'unico partito colpito e affondato dagli schiaffoni di Bari, di Lecce, persino da Gallipoli, dove l'esercito rossofuoco di Nichi Vendola ha sbaragliato quella che doveva essere una corazzata e si è rivelata invece una zattera fradicia e sgangherata.
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