PALERMO – Da un lato il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo che si federa con Forza Italia e mette la prima pietra di un nuovo “progetto politico comune” con il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e Gianfranco Miccichè. Dall’altro Noi moderati, che alle Europee finì in tandem proprio con gli azzurri e che pochi giorni fa ha accolto Totò Cuffaro alla sua assemblea nazionale. In Sicilia le ‘grandi manovre’ per un ‘grande centro’ sono iniziate.
Le manovre per il grande centro
In un’Isola che è ancora ben lontana dalle elezioni regionali, gli eredi della Dc sgomitano per occupare uno spazio politico fondamentale per le fortune elettorali al di qua dello Stretto. Un centro che vuole provare a diventare davvero ‘grande’.
La sponda Noi moderati-Dc e il ruolo di FdI
L’ultima mossa sullo scacchiere regionale l’aveva fatta il coordinatore di Noi moderati, Saverio Romano, strappando la deputata regionale Marianna Caronia alla Lega. Il partito di Maurizio Lupi punta ad aumentare il proprio peso specifico nella coalizione di centrodestra, a Roma come a Palermo: una operazione che ha il placet di Giorgia Meloni. Da mesi, ormai, Palazzo Chigi guarda con sospetto ai distinguo di Forza Italia su passaggi fondamentali come ius scholae e autonomia differenziata.
In Sicilia Noi moderati, che non ha ottenuto nulla dall’asse con FI alle ultime Europee, ha accolto Cuffaro e i suoi in una federazione. Per l’ex governatore anche una ribalta nazionale alla convention che ha segnato il cambio di simbolo del partito di Lupi. Cuffaro, dal canto suo, ha affermato pubblicamente che l’obiettivo comune è “la costruzione di un partito di centro”. Un progetto di reunion di tutte le forze moderate nel quale si inserisce anche l’Udc di Lorenzo Cesa e del coordinatore regionale Decio Terrana.
Quello di Caronia potrebbe non essere l’unico arrivo in casa Noi moderati, dove da diverse settimane gira anche il nome dell’assessore regionale all’Istruzione Mimmo Turano. Per l’ex presidente della Provincia di Trapani, che sogna un ritorno nel cinquecentesco Palazzo Riccio di Morana nel caso in cui dovessero ritornare gli enti di area vasta, sarebbe un rientro a pieno titolo nell’area centrista. Ad ogni modo Turano si dice “felice” di stare nella Lega ma conferma “l’amore” per la provincia di Trapani.
Confermata anche l’indiscrezione lanciata nelle scorse ore dal quotidiano La Sicilia su un dialogo in corso anche con Cateno De Luca. L’attuale sindaco di Taormina porterebbe in dote a Noi moderati il suo deputato Francesco Gallo. Qualcosa di più sugli interessati al progetto di Romano potrà venire fuori dagli auguri natalizi fissati dall’ex ministro dell’Agricoltura per il 21 dicembre, alla Sirenetta di Mondello, di proprietà del figlio Antonio.
Forza Italia, Mpa e Lagalla
Sulla sponda opposta dell’area di centro si piazzano Forza Italia ed Mpa, con l’aggiunta di Miccichè e di Lagalla. Il Movimento per l’autonomia si federa con Forza Italia, saldando l’accordo già siglato alle Europee quando gli autonomisti portarono il loro contributo per l’elezione di Caterina Chinnici (arrivata però soltanto con la rinuncia del recordman Edy Tamajo).
Della compagnia fanno parte anche Miccichè, che ha perso il duello interno in Forza Italia con il governatore Renato Schifani trovando spazio nella casa lombardiana, e Lagalla che agita la bandiera del civismo. Tajani, big sponsor di Chinnici alle Europee, ha benedetto la federazione con il Movimento per l’autonomia, anche perché serviva un contrappeso alle mosse di Noi moderati.
Lombardo porterebbe nel nuovo progetto il neo presidente di Palermo Energia, Totò Lentini, mentre con Lagalla arriverebbero l’assessore comunale ai Lavori pubblici Totò Orlando e i colleghi Maurizio Carta e Fabrizio Ferrandelli, che guidano gli assessorati all’Urbanistica e alle Politiche giovanili. Notizie più certe arriveranno dalla conferenza stampa convocata a Palermo.
Palazzo d’Orleans sullo sfondo
Spettatore interessato delle grandi manovre al centro è il governatore, Renato Schifani. Il presidente della Regione a fine ottobre ha incassato il via libera di Tajani alla ricandidatura e lo stesso Lombardo, uno dei suoi alleati più spigolosi, ha comunque giurato fedeltà all’attuale inquilino di Palazzo d’Orleans.
Lombardo ha rassicurato Schifani: i movimenti in corso con Miccichè e Lagalla non sarebbero contro di lui. Rassicurazioni che però cozzano con i boatos che vogliono la presidenza della Regione come principale sogno nel cassetto dell’ex rettore.
Allo stato delle cose il governatore trova un habitat più confortevole sulla sponda Noi-moderati-Dc, anche in virtù di un feeling consolidato con Cuffaro. Resta alla finestra il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. L’aspirazione alla presidenza della Regione per Galvagno, che è in buoni rapporti con Lombardo, non è più un mistero ma l’attuale numero uno di Sala d’Ercole ha spiegato a LiveSicilia di non volere in alcun modo forzare i tempi. Se ne riparlerà tra due anni, magari con uno scenario politico diverso e un centro che nel frattempo potrebbe essere diventato davvero ‘grande’.