Caso Apostolico, Piantedosi: "Nessun dossier dalle Questure" - Live Sicilia

Caso Apostolico, Piantedosi: “Nessun dossier dalle Questure”

Il ministro dell'Interno blinda la versione della polizia catanese
IMMIGRAZIONE
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CATANIA – “Il video non è stato dato da chi legittimamente ha l’obbligo di monitorare le manifestazioni pubbliche a scopi che sono quelli di avere un panorama di informazioni che deve essere utilizzato secondo la legge”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sul video che ritrae la giudice Iolanda Apostolico. “Sul tema dei dossier – ha aggiunto – c’è stata una rappresentazione della Questura di Catania dell’assenza di qualsivoglia elemento che possa rendere ragionevole un’espressione di questo tipo. Mi dispiace venga reiterata anche in presenza di smentita. Segna un pregiudizio verso le Questure e il sistema di polizia che non credo meritino”.

“Nessuna violazione della privacy”

“Non c’è stato niente di tutto questo – ha detto Piantedosi – Si trattava di una manifestazione pubblica e stanno spuntando video fatti da più persone. Se pure questo è dossieraggio … Se uno vuole vivere la privacy sta un po’ più riguardato rispetto alla partecipazione alle manifestazioni”. 

“C’è stata una persona che si è autodenunciata all’autorità giudiziaria – ha aggiunto il ministro – e sarà l’autorità giudiziaria a stabilire se quello che è successo è conforme o se è lesivo della legge. Credo che stiamo perdendo tempo su questo argomento, stanno spuntando video, e siamo già al terzo credo, anche fatti da privati ​​e agenzie di stampa che riguardano una manifestazione pubblica. È come se accusassimo di dossieraggio i giornali che hanno fatto vedere una manifestazione l’altro giorno di un importante sindacato”. 

E ancora: “Le forze di polizia e le Questure fanno bene il loro dovere, chiaramente invocato da tutti, quello di documentare quello che avviene nella gestione dell’ordine pubblico a più fini, anche a garanzia dei cittadini ma che in quel caso non ha riguardato, come è stato detto in questione, nulla che riguarda questo episodio”. 

“Tutto il resto è all’attenzione dell’autorità giudiziaria di quello di documentare quello che avviene nella gestione dell’ordine pubblico a più fini, anche a garanzia dei cittadini ma che in quel caso non ha riguardato, come è stato detto iniziale, nulla che riguardasse questo episodio. Tutto il resto è all’attenzione dell’autorità giudiziaria catanese. Abbiamo fiducia nell’autorità giudiziaria di Catania“.

“Non mi devo neanche fare un’idea di come il video sia arrivato a un ministro – ha concluso Piantedosi – so che era una manifestazione pubblica e non me la faccio perché invocare la privacy per una manifestazione pubblica è un controsenso. C’è un giudice che valuterà”.

“Impugneremo le decisioni del Tribunale”

“Siamo fortemente motivati ​​a impugnare queste decisioni perché siamo convinti della bontà della decisione che l’amministrazione ha preso sia nel concepire queste norme nell’ambito della cornice europea sia nell’adottare questi provvedimenti nello specifico”. A dirlo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in merito all’intenzione del governo di impugnare le decisioni del Tribunale di Catania che non ha convalidato i provvedimenti di trattenimento di alcuni migranti emessi dal questore di Ragusa. 

“Sono stata parte significativa nell’elaborazione di queste norme, poi sono decisioni portate all’attenzione collegiale del governo, e sono pienamente convinto – ha aggiunto – della bontà del provvedimento preso dal governo. Questo anche attraverso i confronti interministeriali che abbiamo avuto, con gli specialisti, i confronti anche a livello europeo che sto avendo sull’applicazione della cornice europea si è tradotto in questi provvedimenti per cui sono convinto che sul lungo periodo ci sarà l’affermazione anche in sede giurisdizionale della giusta posizione che abbiamo adottato”.

In merito ai flussi migratori, Piantedosi ha rilevato che “stiamo vivendo giornate sempre impegnative ma non abbiamo avuto né ci sono segnalazioni di arrivi concentrati in pochi giorni che sono stati un ulteriore aggravio per la tenuta del sistema dell’accoglienza”.


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