PALERMO – Lo scherzo ci fu, ma è impossibile stabilire chi lo abbia organizzato. Forse è per questo, lo sapremo solo con le motivazioni, che il Tribunale ha mandato assolti i tre imputati accusato di molestie, ingiurie e minacce per avere fatto recapitare una cassa da morto a casa di una coppia di palermitani che vivono nel rione Malaspina. Sotto processo c’erano Antonino Bruno, Chiara Salemi e Giuseppe Sacco.
Tutto inizia con uno squillo di citofono. Gli addetti dell’agenzia funebre erano giunti nell’abitazione per un servizio come tanti. Solo che il morto non c’era. I titolari dell’agenzia si erano fidati della telefonata ricevuta e non si erano neppure preoccupati di verificare la veridicità della chiamata.
Le vittime dello scherzo di cattivo gusto si erano subito fatti un’idea di chi potesse essere stato per via di antichi dissapori. La conferma, almeno così sembrava, arrivò dai tabulati telefonici. Dall’analisi dei codici Imei, secondo l’accusa, si era raggiunta la prova che fossero stati i tre imputati gli autori sia dello scherzo che delle successive telefonate giudicate “moleste”.
I legali delle difese, però, gli avvocati Toni Palazzotto e Michele Palazzolo, hanno sostenuto che i tabulati sono di per sé muti, bisognava eseguire un riconoscimenti vocale. Riconoscimento mai avvenuto. Una tesi che deve avere convinto il Tribunale. Da qui l’assoluzione con la formula “per non avere commesso il fatto”.