“Stamattina sono salita con l’onorevole Angelo Bonelli a bordo della Geo Barents. Ho incontrato quello che i rappresentanti del governo chiamano ‘carico residuo’ non vulnerabile: 215 ragazzi e uomini col corpo ricoperto di scabbia, o di cicatrici di torture e spari subiti in Libia, o entrambe le cose. Ma come avrebbero potuto accorgersene ieri pomeriggio gli inviati del governo a “selezionare” i sommersi e i salvati, nel corso di un’ispezione durata poche ore… facendo i calcoli ad ognuna delle persone soccorse sono stati dedicati meno di 50 secondi per decidere se dovessero o meno toccare terra. Il tutto senza alcuna mediazione linguistica”. Così scrive sul suo profilo Facebook Alessandra Sciurba, attivista per i diritti umani, in un lungo post di cui riportiamo qualche stralcio. La testimonianza è drammatica.
“Un giovane padre piangeva incessantemente perché non riusciva a comunicare da mesi con la sua bambina. Un ragazzo ancora più giovane si è sentito male e per calmare le convulsioni è stato necessario iniettargli dei calmanti. È quello che si vede nella foto, l’unica che mi sono sentita di fare. Chiedevano perché. Come fosse possibile lasciarli ancora lì. Mi è successo a bordo di altre navi, dopo le evacuazione delle donne e dei bambini, di vedere quanto dolore e frustrazione provochi l’essere lasciati indietro per chi pieno di sofferenza è costretto a restare ancora a bordo senza sapere niente di cosa potrà accadere”.
Qui abbiamo fatto il punto su una situazione complicata che vede, nel suo epicentro, la sofferenza delle persone migranti ed è un racconto che continuerà. “E poi – scrive Sciurba – ho incontrato un equipaggio straordinario che fa del suo meglio per gestire una situazione che nessuno dovrebbe mai gestire”. (rp)