Catania affamata di lavoro |"Siamo i nuovi schiavi" - Live Sicilia

Catania affamata di lavoro |”Siamo i nuovi schiavi”

Anfe, Bellini, Almaviva, Stabile, Cesame, Riela. Lo sciopero generale contro la legge di stabilità è diventato il palcoscenico per scattare la fotografia delle tante vertenze aperte a Catania.

LO SCIOPERO NAZIONALE
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Il corteo in Via Etnea

CATANIA. l display delle pensiline degli autobus su via Etnea annunciano “disagi a partire dalle ore 12 a causa dello sciopero”. Oggi a Catania tutto si ferma, o quasi, l’Amt mette le mani avanti. A pochi passi dalla villa Bellini sventolano le bandiere di Cgil e Uil, tutto è pronto per la mobilitazione nazionale contro la legge di stabilità. Uno scenario comune a tutte le piazze italiane con una sola variante: non c’è la Cisl. Una scelta tutta siciliana che Rosaria Rotolo, segretaria generale del sindacato etneo, motiva così: “Non abbiamo partecipato al corteo, pur aderendo allo sciopero, perché riteniamo più opportuno connotare la protesta in senso regionale”. “ Manifesteremo il 23 novembre a Palermo per chiedere all’esecutivo regionale un’assunzione di responsabilità, all’interno della legge di stabilità regionale, stanziando fondi in favore del lavoro produttivo e di politiche sociali in difesa di anziani e famiglie”, conclude Rotolo. Sulla frattura tra le sigle sindacali, il segretario della Uil etnea, Angelo Mattone, minimizza: “Si tratta solo di piccole incomprensioni. Da domani riprendiamo il dialogo con la Cisl, la linea unitaria è salda”. “Un’assenza contingente” secondo Angelo Villari, segretario generale della Cgil catanese. Il sindacalista mette i puntini sulle i, rifiutando l’idea di una “manifestazione contro il governo regionale”, ma proponendo una iniziativa volta semmai “a pungolare l’esecutivo regionale perché affianchi al tema della legalità, misure serie per lo sviluppo e il lavoro”.

Il nemico comune, almeno oggi, è la legge di stabilità che i sindacati vogliono correggere prima dell’approvazione. “Questa legge di stabilità è inadeguata ad affrontare le questioni sociali e i problemi economici che affliggono il Paese, chiediamo interventi per il settore produttivo e una riduzione delle tasse per pensionati, lavoratori e imprenditori” spiega Villari. Gli fa eco Mattone: “La vertenza più importante è rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, un provvedimento essenziale per fare ripartire l’economia catanese e siciliana”. Serve una manovra all’insegna dell’equità, questo chiedono a gran voce i lavoratori che compongono il lungo serpentone che attraversa la via Etnea fino a Piazza Manganelli. “Lavoro”, invocano a più riprese mentre intonano canti di lotta e mostrano cartelloni più o meno colorati. “I nuovi schiavi” recita una casacca nera indossata da un dipendente dell’Anfe senza stipendio da mesi. “Senza lavoro si muore” c’è scritto su uno striscione del sindacato. Tra la folla c’è pure la deputata del Pd, Luisa Albanella che sostiene il governo Letta, ma ci tiene a “manifestare la sua solidarietà” al mondo del lavoro. “Condivido la posizione del sindacato che chiede di rivedere la legge di stabilità e di mettere al centro i temi del lavoro e dello sviluppo”.

Il corteo a Piazza Manganelli

Poi ci sono loro: i lavoratori che da mesi popolano i presìdi della città. Volti conosciuti, disperati. Anfe, Bellini, Almaviva, Stabile, Cesame, Riela: ogni volto ricorda una vertenza aperta. E sono tanti, troppi. Il corteo arriva in Piazza Manganelli ed è la volta del classico comizio conclusivo. Giacomo Rota, segretario confederale della Cgil, apre le danze degli interventi. Il sindacalista attacca un governo “inadeguato e fragile” e chiede “sviluppo e giustizia sociale”, poi ricorda i numerosi settori dell’economia catanese, messi in ginocchio dalla crisi: edilizia, agricoltura, telecomunicazioni, formazione, cultura. Dello stesso tenore l’intervento di Nino Martino della Uil che chiede “investimenti per fare ripartire il Paese”. Sul palco si susseguono vari interventi, quello che strappa più applausi, però, è quello di un’adolescente, la figlia di un dipendente dell’Anfe che nei giorni scorsi era salito sul tetto dell’ente in segno di protesta. “Io ho bisogno di un futuro”, dice.


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