CATANIA – E’ una magistratura quella catanese che “resiste” nonostante la forbice della ‘spending review’. Un andamento che si allinea alla dura scure dei tagli dell’amministrazione giudiziaria e che quest’anno ha fatto i conti con la ridisegnazione della geografia degli uffici. Sfumature di grigio nei toni della relazione del Presidente della Corte d’Appello di Catania, Alfio Scuto che ha aperto la cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. Non intende mettere i prosciutti negli occhi il giudice catanese, la grave carenza d’organico pesa come un macigno nel lavoro del distretto di Catania che annovera i territori della provincia di Ragusa e Siracusa. “C’è il rischio di paralisi in alcuni dei sevizi essenziali” – avverte il Presidente Scuto.
Il deficit di organico secondo le stime della relazione che riguarda l’arco temporale dal primo luglio 2012 alla fine del giugno 2013 tocca percentuali che superano il 10 %. “Il buon andamento della giurisdizione civile e penale continua – avverte Scuto – ad essere fortemente penalizzato dai vuoti d’organico del personale di magistratura lamentati, in misura maggiore o minore, da tutti gli Uffici del distretto. Le scoperture del distretto – elenca il magistrato – si attestano su una percentuale media del 14,51% per gli Uffici giudicanti (15,63% in campo nazionale) e hanno raggiunto addirittura quella del 19,15% per gli Uffici requirenti (14,86%). Per gli Uffici periferici – aggiunge Scuto – vanno pure segnalate le difficoltà gestionali derivanti dal frequente avvicendamento dei magistrati, in genere di prima nomina, e dai non brevi tempi di copertura delle relative posizioni vacanti. Ancora più grave, e ormai quasi drammatica ed insostenibile – osserva Scuto – è la situazione d’organico del personale amministrativo. Alla Corte d’appello è segnalata, al 30 giugno 2013, una scopertura ormai superiore al 25% (era del 23% lo scorso anno), con un previsto aggravamento della situazione allorché, a breve, parecchi dipendenti di provata capacità ed esperienza andranno in pensione”.
E poi c’è il problema della logistica causato dalla soppressione delle sedi distaccate. Scuto rimette in discussione le priorità e le urgenze. Mettendo in secondo piano quello che riguarda l’annoso interrogativo della sede per gli uffici catanese. Scuto, su questo è chiaro: “Restano forti le preoccupazioni per i profili logistici di gestione dell’accentramento delle ben sette sezioni distaccate già presenti nel circondario, costituendo questo un problema ulteriore e più urgente – sottolinea – rispetto a quelli che ormai da anni affliggono l’allocazione degli uffici giudiziari catanesi”.
E in questa mappa chiaroscura del funzionamento della giustizia Scuto non manca di sottolineare le “luci” del Palazzo di piazza Verga costituite soprattutto dal grande impegno di magistrati, giudici e personale. Alto il livello della formazione dei magistrati e del personale, cosi’ come quello dello stato dell’informatizzazione dei servizi giudiziari. Per la giustizia civile va registrata una buona performance della Corte d’appello di Catania, con maggiore produttivita’ e capacita’ di ridurre i procedimenti contenziosi e camerali del 10 per cento. Diminuzione di pendenza anche nel settore lavoro. Per la giustizia penale il presidente della Corte d’Appello ha esaminato nei particolari tutte le problematiche, anche normative, evidenziando il grande lavoro dei Giudici, ma anche della Procura e dei Gip e Gup. A tal proposito nelle conclusioni Scuto ha voluto evidenziare che “la produttività dei giudici italiani, tra i 47 Paesi aderenti al Consiglio d’Europa, risulta la prima in campo penale”. Infine il magistrato, forse togliendosi un sassolino dalla scarpa, ricorda: “Delegittimare gli organi non giova a nessuno”.
Presenti alla cerimonia il procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, il procuratore generale Giovanni Tinebra, il Presidente del Tribunale Bruno Di Marco, il comandante dell’Arma Alessandro Casarsa, il Questore Salvatore Longo, il Comandante della Fiamme Gialle Roberto Manna e l’ammiraglio della direzione marittima di Catania Domenico De Michele.
Lunga anche la relazione del sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta che passa in esame ogni spunto di riflessione emerso dalla fotografia chiaroscura del Presidente Scuto. Il politico catanese però vuole mettere in rilievo il grande “lavoro che si sta facendo anche a Catania – ha affermato – dove, da ultimo, è stato inaugurato lo Sportello Unico della Procura della Repubblica, un servizio che rientra tra le buone prassi e che permette a cittadini, avvocati e forze dell’ordine di servirsi di una serie di servizi on line (casellario giudiziario, carichi pendenti, deposito atti, deposito notizie di reato)”.
Lente d’ingrandimento sulle normative che hanno aumentato il peso della repressione per i reati che colpiscono minori e donne. “Il Consiglio dei Ministri – afferma Berretta – ha recentemente approvato gli schemi di decreti legislativi in tema di tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù e di sfruttamento della prostituzione minorile, pedopornografia e violenza sessuale in danno di minori, completando l’attuazione degli impegni internazionali assunti con la ratifica della convenzione di Lanzarote. Una particolare attenzione è stata rivolta al contrasto della violenza di genere. Pur nella consapevolezza – evidenzia il sottosegretario – che per eliminare la diffusione del fenomeno occorre prima di tutto una profonda presa di coscienza sociale”.
Tanti i focus della relazione di Berretta. Su mafia e criminalità organizzata il sottosegretario incalza e plaude, come dimenticare “le recenti minacce al sostituto procuratore Nino Di Matteo e al procuratore aggiunto Maria Teresa Principato – ricorda Berretta – sono l’ulteriore dimostrazione che la sfida della criminalità organizzata allo Stato è tuttora in atto e che il coraggio e l’acume di molti magistrati e di uomini e donne appartenenti alle forze dell’ordine colpisce gli interessi economici dei mafiosi e ne scompagina i piani criminali. E per questo – aggiunge – mi sento nel dovere di ringraziare quanti in questo distretto di Corte d’Appello, una realtà vasta ed elevata densità mafiosa, si adoperano quotidianamente e con importanti risultati nell’azione di contrasto e repressione”.
Per la giunta etnea dell’Associazione Nazionale Magistrati ha preso la parola il presidente Pasquale Pacifico. “Solo chi quotidianamente opera in questi uffici – afferma il pm – conosce le difficoltà pratiche dovute a carenza di spazi, di mezzi, di personale amministrativo e giudiziario che rendono il regolare svolgimento dell’attività giurisdizionale come una avvincente corsa ad ostacoli”. Il Sostituto in un passo del suo intervento sembra quasi voler rispondere ad un passaggio sulla delegittimazione della relazione di Scuto. “Queste difficoltà non sono, purtroppo, conosciute all’esterno, dove troppo spesso la magistratura – evidenzia – è dipinta come una casta preoccupata di non perdere i suoi privilegi”.
Pacifico passa in rassegna gli annosi problemi dovuti alla logistica, alla carenza d’organico e auspica a una rapida soluzione che freni anche la dispersione di risorse finanziarie in affitti. “Non si può continuare a spendere a vuoto soldi pubblici – incalza il pm- con cifre a cinque e sei zeri, per l’affitto di locali, quasi sempre di proprietà dei soliti noti di questa città, da adibire ad uffici giudiziari”.
Dalla relazione del Presidente della Corte d’Appello emerge il grande aumento dei procedimenti in tema di immigrazione e il presidente dell’Anm dedica una parte del suo intervento proprio a questo aspetto. “Non si può non sottolineare come l’anno 2013 abbia visto tutti gli uffici giudiziari del distretto affrontare il dramma umano e l’emergenza giudiziaria connessa al flusso incessante di migranti che ha interessato i nostri territori; nessuno di noi può aver dimenticato la drammaticità di quelle immagini di corpi senza vita allineati lungo il litorale della playa di Catania”. Tutto affrontato sottolinea Pasquale Pacifico con “l’elevatissimo livello di abnegazione e di professionalità delle colleghe e dei colleghi”.
Tutti d’accordo, infine, nel dire che “la giustizia è un’istituzione al servizio dei cittadini”.