Catania, blitz della Finanza: arresti per riciclaggio, 31 indagati

Catania, operazione della Finanza: arresti per riciclaggio, 31 indagati

Sequestri tra Sicilia e Veneto per 86 milioni di euro. I nomi degli arrestati
INCHIESTA REPLAY
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CATANIA – Riciclaggio di denaro illecito, trasferimento fraudolento di valori, reati tributari e fiscali. La guardia di finanza ha eseguito l’operazione ‘Replay’, in campo 130 agenti: tre arresti, sequestri da 86 milioni di euro.

Le ipotesi di reato

Le accuse, a vario titolo, sono di “bancarotta fraudolenta e documentale, omesso versamento dell’imposta sul valore aggiunto, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e reimpiego di denaro illecito. L’indagine nasce dagli sviluppi dell’operazione “Follow the money”, a carico di Antonio Siverino, detto “u miliardariu” e del figlio Francesco, al centro anche della misura eseguita oggi dai militari. Le fiamme gialle avevano già scoperto un vero e proprio tesoro fatto di auto di lusso, rolex e oggetti preziosi riconducibili ai due imprenditori.

Padre e figlio – sottolineano gli investigatori – sono imputati di concorso esterno all’associazione mafiosa. I Siverino “alla luce delle evidenze emerse in quell’indagine – aggiungono gli inquirenti – avrebbero sistematicamente favorito il clan “Scalisi” di Adrano (CT), articolazione locale della famiglia mafiosa “Laudani”, e il suo esponente di spicco Giuseppe Scarvaglieri, fornendo, mediante l’alimentazione della cassa e il mantenimento del gruppo e dei suoi sodali, un contributo, stabile e protratto nel tempo, alla realizzazione delle finalità dell’organizzazione mafiosa, al consolidamento del potere economico e all’occultamento e all’incremento del patrimonio del sodalizio, in cambio del quale avrebbero ricevuto protezione e agevolazione nell’espansione delle proprie attività imprenditoriali”

Le perquisizioni e i nuovi documenti

Durante le indagini dell’inchiesta ‘Follow the money’, i finanzieri hanno acquisito documenti sulle operazioni finanziarie eseguite dai Siverino e dagli amministratori di una fitta rete di società. Numerose le perquisizioni, soprattutto nelle sedi della Sl Group Srl di Catania, un’impresa attiva nella commercializzazione di carburante e “formalmente amministrata da Christopher Cardillo“. La Sl Group è fallita nel 2021 a causa delle “molteplici e ripetute violazioni alle norme tributarie legate all’omesso versamento dell’IVA per oltre 9,7 milioni di euro solo nel 2019 e stimate nel complesso (per gli anni 2019-2020) in 50 milioni di euro”. Determinanti anche “le condotte di carattere distrattivo operate dai Siverino – ricostruiscono le fiamme gialle – che, con il concorso di soggetti prestanome a capo di 6 diverse società, tutte riconducibili ai predetti, avrebbero operato ingiustificati prelievi in contante e bonifici in favore di tali compagini societarie, così drenando liquidità per non meno di 27,7 milioni di euro in un arco temporale di poco più di 3 anni (metà 2018 – inizi 2021)”.

Il reticolo di società

I soldi della Sl Group sarebbero stati “distratti” a favore di sei società: Azimut Srls, Nuova Group Srl, GMA Group Srls, Oil Srls e SA Logistics Srl di Milano. Tutte imprese che commercializzano carbutanti e si occupano di logistica e trasporti. Coinvolta anche la Gold Group Srl di Enna e un imprenditore, Alfredo Liotta, rappresentante legale della Sive Group Srl di Catania e della Sive international Group con sede in Bulgaria.

I Siverino avrebbero controllato, “di fatto”, 25 società presenti in tutta Italia, da Milano a Verona, eseguendo molteplici operazioni di trasferimento di fondi “infragruppo”. “Tali operazioni – scrivono gli inquirenti – avrebbero consentito di riciclare e reimpiegare nel circuito economico legale somme di denaro stimate in circa 48 milioni di euro, rendendo difficoltosa l’identificazione della loro provenienza delittuosa”.

Fiumi di soldi

La Sl Group Srl avrebbe trasferito alla Gold Group Srl 6 milioni di euro, soldi successivamente frazionati e inviati ad altre 11 imprese “rientranti nel reticolo societario controllato dagli indagati”.

La società fallita, invece, avrebbe trasferito 9,5 milioni di euro alla Azimut Srls, che ha a sua volta frazionato le somme dirottandole in altre 10 aziende del “gruppo”: sono stati così acquistati “beni di lusso”.

Il “prestanome”

Si chiama Alfredo Liotta, gli inquirenti ritengono che sia lui “l’anello di congiunzione tra i Siverino e la rete di prestanome a capo delle 25 società”. Analizzando gli incartamenti sequestrati, sono emersi “elementi indiziari” per le accuse di “omesso versamento dell’IVA, bancarotta, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio”.

I nomi degli arrestati e i sequestri

Il Gip del tribunale di Catania ha disposto la custodia cautelare in carcere per Antonio e Francesco Siverino e gli arresti domiciliari per Alfredo Liotta.

La guardia di finanza ha sequestrato 25 imprese, conti correnti, beni mobili e immobili del valore di 86 milioni di euro.

I pentiti e l’imprenditore ‘Miliardario’

Alcune settimane fa, la guardia di finanza ha sequestrato beni del valore di 98 milioni di euro, ritenuti riconducibili agli imprenditori Antonio e Francesco Sivirino. Di rilievo i verbali dei pentiti che hanno svelato i segreti del sistema di gestione dei soldi fornendo, agli investigatori, tutti i nominativi dei presunti fiancheggiatori.


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