CATANIA – Vincenzo Bellini è come l’Etna, un simbolo legato a Catania e riconosciuto in tutto il mondo, e per questo si trova ovunque, in città: nelle statue, nel nome delle più importanti istituzioni culturali e delle infrastrutture, nell’immaginario musicale catanese e in quello italiano. È quasi naturale quindi che anche a Catania ci sia un conservatorio, un’istituto di alta cultura di insegnamento musicale integrato nel sistema della formazione statale.
Per l’Istituto Musicale Vincenzo Bellini è in corso proprio questa trasformazione, che permetterà alla scuola di accedere alla gestione economica e organizzativa statale. Un’opportunità che però richiede un percorso delicato di transizione, e che sarà guidato da Carmelo Galati, appena nominato presidente del Bellini dal ministro dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa. A Galati, avvocato, sindaco per dieci anni di Sant’Agata Li Battiati, ex vicepresidente della provincia di Catania e con un lungo curriculum di amministratore alle spalle, è stato affidato il compito di portrare a termine la piena integrazione dell’Istituto Bellini nel sistema dei conservatori.
Carmelo Galati, cosa significa la trasformazione in Conservatorio del Bellini?
L’Istituto è nato negli anni cinquanta grazie a un consorzio tra la Provincia di Catania e il Comune, che mise a disposizione i locali di via Istituto Sacro Cuore. Le spese gravavano su entrambi i consorziati, con difficoltà crescenti causate anche dalla “sparizione” della provincia.
Difficoltà economiche?
Non solo: anche di ruoli, su chi dovesse fare cosa. Dato che questa situazione era solo una delle tante in cui versavano gli istituti musicali italiani, lo Stato ha iniziato a fare ordine tra tutti gli istituti di alta cultura, i conservatori, le accademie di belle arti.
Con il passaggio allo Stato, tutto il personale del Bellini diventerà statale, come nelle università…
Esatto. Sarà un lungo percorso di almeno due anni, in cui il personale dovrà passare sotto l’amministrazione dello Stato, con la sistemazione delle carriere e delle pensioni, e il Bellini entrerà nel sistema della formazione statale, con materie obbligatorie e piani formativi. Non che adesso mancassero, ovviamente, ma i Conservatori fanno parte di una rete comune statale, un circuito, e questo offrirà molte possibilità ai nostri studenti e maestri. Penso ad esempio che sarà possibile entrare in comunicazione con gli altri conservatori italiani, attirando a Catania i maestri interessati a studiare qui e dando la possibilità ai catanesi di girare l’Italia. E la statizzazione ci dà la possibilità di offrire seminari, masterclass, stage e scambi con l’estero.
Quale sarà il fattore d’attrazione del Conservatorio Bellini?
Proprio Vincenzo Bellini è il nostro brand: come l’Etna, in tutto il mondo è collegato alla città di Catania. Vincenzo Bellini è un veicolo importante della nostra cultura, e avere un Conservatorio intitolato a lui può essere di richiamo per i maestri e gli studenti che, stimolati da Bellini, verranno a studiare a Catania. Poi è chiaro che esistono altri fattori: siamo intenzionati a stringere e fare fruttare il più possibile le convenzioni già esistenti con le altre istituzioni culturali del territorio, dal Teatro Massimo Bellini, nostro partner naturale, allo Stabile all’Accademia di Belle Arti, senza dimenticare l’Istituto di dramma antico.
Qual è stato il percorso per la statalizzazione del Bellini?
Lo Stato pone essenzialmente due condizioni: che gli immobili siano di proprietà dell’istituto, e che non ci siano debiti dovuti alle precedenti gestioni. Per questo il Comune si è impegnato ad assicurare al Bellini la sua sede per i prossimi 99 anni. Immobili che, va detto, erano stati acquistati dal Comune proprio per dare una sede all’Istituto musicale.
Quale sarà la presenza del Bellini sul territorio della città?
Oltre alle già citate convenzioni, abbiamo tutta l’intenzione di stringere rapporti sempre più stretti con le scuole, per facilitare e promuovere l’insegnamento della cultura musicale e la circolazione dei maestri e degli studenti del Bellini. Il nostro “bacino d’utenza” guarda a tutta la Sicilia orientale, e siamo uno dei conservatori più grandi del sud Italia, con più di mille studenti. Inoltre, nei nostri locali c’è anche un auditorium per concerti, cosa che non succede in tutti i conservatori, e vorremmo valorizzarlo di più. La città di Catania merita una struttura che la metta al centro della cultura musicale, come è già successo in passato.