Evidentemente, l’autore aveva l’esigenza di fare i conti con Catania. Ancora una volta. Con le sue trame oscure e i suoi intrecci carsici che legano assieme malavita, malapolitica e mal di tutto il resto.
Bourbon in un giro di blues
Una città violenta, intrinsecamente proiettata all’esagerazione muscolare e al ritorno nostalgico agli anni del piombo mafioso. Malata. Assediata da intere flotte di giovani tatuati e barbuti che anelano a quella stagione asfissiante, illudendosi di dominare gli altri e sé stessi impugnando un’arma. Catania è in cerca del suo eroe, come Gotham. Giovanni Coppola lo sa perfettamente e pretende infatti un altro finale. Con “Bourbon in un giro di blues” (Algra), romanzo che arriva a poca distanza dall’altrettanto efficace “Una comune storia sbagliata”, vuole la resa dei conti.
Coppola vorrebbe disinfettare Catania: ci crede davvero. Ma la lingua batte dove il dente duole. Le pagine scorrono veloci: grazie anche a una scrittura poderosa e allo stesso tempo levigata. In fondo, non si possono raccontare certe sfumature d’umanità se non si è abili con la penna, alla stregua di quel chirurgo che tagliando le carni vuol scoprire dove abita l’anima.
Bourbon in un giro di blues: perché
Un pub – il Charlie Brown – come microcosmo e un manipolo di amici chiamati a rappresentare una porzione di fratellanza crepuscolare. Ogni intreccio parte da lì e lì si risolve. Sesso, amore, alcol, droga, giornalismo depotenziato secondo i dettami del quieto vivere, immigrazione in chiaro e scuro, politica e politicamente corretto da smascherare.
C’è tutto e forse anche di più tra le righe e le dinamiche di un romanzo che deve tanto a Emmanuel Carrère e a John Fante, non a caso oggetto di un doveroso cameo. Perché i classici vanno letti e onorati, alla stregua di un esercizio ascetico. Il senso di ciò lo spiega il Professore, personaggio che dà la direzione esistenziale al romanzo: «Io? Io continuerò a comprare libri e leggerli tutti, e quando la morte verrà a trovarmi, le racconterò le storie che ho letto, così non ci annoieremo». Buona lettura e buona vita.