Lorefice, Unicef:| "Il 2012 è stato positivo" - Live Sicilia

Lorefice, Unicef:| “Il 2012 è stato positivo”

Sono stati molto solidali i catanesi in questo anno che sta volgendo al termine. Il presidente del comitato provinciale dell'Unicef, Vincenzo Lorefice, traccia un bilancio dell'attività svolta e lancia un appello alla politica: "Chiunque governerà Catania nei prossimi anni, tenga conto dei bambini".

Solidarietà in città
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CATANIA – È positivo il bilancio del 2012 per quanto riguarda la generosità dei catanesi. L’anno che si concluderà tra meno di 24 ore è stato infatti buono dal punto della solidarietà nei confronti delle organizzazioni benefiche cittadine. Lo afferma a LiveSiciliaCatania il professor Vincenzo Lorefice, Presidente del Comitato provinciale Unicef , che non ha alcun dubbio: i catanesi si sono dimostrati generosi più di quanto non si immagini.

“C’è da dire che il Comitato provinciale di Catania dell’Unicef è uno di quelli che rientra nella top ten di quelli nazionali – spiega Lorefice: – è infatti al settimo posto nella classifica italiana. Questo la dice lunga sulla solidarietà dei catanesi che sono stati sempre molto generosi, e non solo nei nostri confronti, perchè riescono a immedesimarsi nello stato d’animo e nelle condizioni delle altre persone”.

Un aspetto questo che la crisi, per quanto duratura e particolarmente sentita dalla popolazione etnea, costretta a fare i conti non solo con la congiuntura internazionale sfavorevole, ma anche con la situazione economica al limite del collasso che sta attraversando la città, sembra non aver danneggiato. “Certamente un calo nelle donazioni c’è stato- aggiunge il professore – ma questo immagino sia avvento per quanto riguarda tutte le attività economiche. Eppure, quello che abbiamo registrato è una diminuzione delle offerte, ma non dei donatori che, invece, sono aumentati. Non abbiamo ancora i numeri definitivi per il 2012 – prosegue – ma dai primi calcoli posso affermare che, nonostante la crisi, Catania si conferma estremamente generosa”.

Il cavallo di battaglia dell’Unicef per l’anno che stavolgendo al termine è stata la campagna “Vogliamo zero”, per ridurre a zero appunto la mortalità infantile dovuta a quattro cause facilmente prevenibili e curabili: la malaria, la malnutrizione, l’acqua non potabile e il morbillo. “Un anno fa morivano mediamente ogni giorno circa 22mila bambini, oggi possiamo dire con gioia, sono scesi a 19 mila; sono ancora tanti, ma in un anno siamo riusciti a diminuire il numero sensibilmente”.

Non solo mortalità infantile. L’Unicef si occupa anche delle emeregenze umanitarie, come quella che attualmente sta martoriando il Medioriente, e locali, come la condizione dei minori in città per i quali, secondo Lorefice, si può e si deve fare di più. “Il Comune di Catania – sottolinea il presidente del Comitato provinciale dell’Unicef – in passato ha realizzato o, quanto meno, proposto, delle iniziative che avevano un grande significato perchè ponevano il minore nella condizione di soggetto e non oggetto delle attenzioni dell’isituzione. Si chiedeva, cioè, ai bambini, di pensare e produrre qualcosa che li riguardasse direttamente. Purtroppo, questo genere di approccio è durato il tempo di un soffio e qualsiasi progetto si è arenato con il risultato che nulla è stato portato avanti e i bambini ne hanno sofferto. Per questo, da sempre, chiediamo alle amministrazioni non solo di prevedere luoghi sicuri dove i bambini possano incontrarsi, interagire e giocare senza paura, ma anche di attivarsi per garantire il diritto all’infanzia, senza tradire le promesse”. La vera negazione nei confronti dei più piccoli, infatti, secondo Lorefice, è proprio questo: non dare seguito agli annunci.

“Per questo chiediamo che chiunque sarà eletto prossimo sindaco di Catania abbia l’umiltà di ascoltare i bambini e di immaginare una città che preveda tutto ciò di cui i minori possano avere bisogno. A noi importa poco che il Comune ci citi in un convegno o esponga il nostro logo: a noi importa solo che i bambini siano bambini e possano vivere questo momento della vita che non può essere rimandato”.


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