La scia di sangue lasciata a Catania da un ragazzo voluto bene da tutti, mentre moriva assassinato, non va più via dal nostro cuore. Ed è giusto che sia così, che nella nostra umanità rimanga impresso il marchio doloroso di una vita spezzata e strappata irrevocabilmente ai suoi affetti.
Povero Santo. La sua fine ci colpisce come se fosse un padre, un figlio, un fratello: immaginiamo i suoi ultimi respiri immersi in una atroce incredulità, pensiamo ai suoi cari, privati di un tesoro inestimabile.
Povera Catania, sfregiata da un gesto di barbarie, dalla violenza senza ritorno, in un pomeriggio che avrebbe voluto raccontare la serenità oziosa del ponte, non la coltellata feroce, non lo sconvolgimento di un’ambulanza, con la sua corsa impotente.
E c’è tanta rabbia, come è normale che sia. L’evento che ha distrutto una famiglia provoca una reazione impetuosa di sacrosanta indignazione. Però, dobbiamo stare attenti, evitando che la comprensibile marea si trasformi in una risacca anomala, in grado di travolgere gli argini civili di una comunità.
Stiamo leggendo commenti social molto aggressivi contro il sindaco Trantino, e contro le persone migranti. Non ci serve la confusione. Non ci serve nemmeno l’odio indiscriminato. Occorre lucidità, soprattutto nello smarrimento.
Enrico Trantino è un amministratore impegnato, con tutti i problemi enormi di un sindaco, a Catania, come a Palermo.
Si possono auspicare più azioni coordinate, chiedere, a chi è destinatario di quel compito istituzionale, serrati controlli, nell’ambito delle risorse disponibili. Non ha senso inchiodare metaforicamente qualcuno al muro del risentimento in latitanza di responsabilità specifiche e concrete. Resta, alla stregua di una invocazione indifferibile, la richiesta di maggiore sicurezza.
Secondo la cronaca disponibile, il presunto assassino è un posteggiatore abusivo extracomunitario irregolare, già noto alle forze dell’ordine.
Dobbiamo pretendere che ci sia la più rigorosa applicazione delle regole. Diverso è abbandonarsi all’invettiva a prescindere contro ‘lo straniero’, come sta accadendo in abbondanza, sempre sui social.
Mesi fa, abbiamo raccontato la bella storia di Angela, ragazza nigeriana, che ha salvato un uomo dall’annegamento in via Etnea. Il bene e il male affollano l’animo degli esseri umani, secondo scelte, occasioni ed ed esperienze, mai a causa della provenienza. Appare perfino banale ricordarlo e forse, purtroppo, non lo è.
Viviamo questa tragedia nella sua terribile pienezza. Scansiamo la rabbia senza sponde che acceca il cuore come il tronco incandescente piantato nell’occhio di Polifemo. Il grido che non esprime un significato devasta tutto, niente costruisce. Perché è immancabilmente rivolto verso Nessuno.

