Catania, De Caudo (Cgil): "E non dobbiamo 1 milione al Comune"

De Caudo rilancia la Cgil: “E non dobbiamo 1 milione al Comune”

Lavoro, scuola, i rapporti con Trantino: intervista a tutto campo con il segretario etneo

CATANIA – Dai rapporti con l’amministrazione Trantino all’assenza delle grandi vertenze sul lavoro. Passando per le tante questioni sociali aperte. Ma anche per la vicenda dell’affitto dell’immobile di via Crociferi, sede del sindacato. Oltrepassata la soglia dei quattro anni in sella alla Cgil etnea, con Carmelo De Caudo abbiamo fatto il punto su Catania. E non solo.

Segretario, pare cambiare tutto anche sul fronte sindacale. Sono scomparse pure le vertenze del lavoro.
“È chiaro che è cambiato tutto. Fino a non molto tempo fa, c’erano incontri scadenzati: non solo con le istituzioni o con il Comune. Non ci sono più vertenze vere e proprie aperte a Catania e in provincia. Ed è chiaro che anche il sindacato deve cambiare pelle. Noi come Cgil lo abbiamo fatto in questi anni”.

In che modo?
“Guardi, noi siamo molto più presenti sul territorio. Anche i funzionari stessi non stanno seduti nelle loro stanze ad elaborare chissà quali proposte stratosferiche. Stiamo molto più sul campo perché solo stando sul campo si può percepire quale disagio sociale hanno Catania e provincia”.

Perché ci sono sempre meno vertenze? C’è meno lavoro?
“C’è meno lavoro. Ed in alcuni settori il lavoro si è ridotto drasticamente. A Catania alcune industrie importanti sono ormai scomparse, come ad esempio la Cesame: la vertenza delle vertenze. Nel 2012 ricordo quella sulla Windjet, che interessò 400 lavoratori solo su Catania”.

Ma sul fronte tecnologico, Catania pare ergersi a riferimento nazionale e non solo.
“È indubbio. Ma le aziende si sono ridotte. Resta l’eccellenza, certo. E parlo di industria: St, 3Sun, Sibeg. Rimane l’eccellenza, rimane il farmaceutico. Allo stato attuale, anche se si può manifestare una certa crisi, riusciamo a contenere il danno. E riusciamo a contenerlo con operazioni indolore”.

Che significa?
“Quando si apre una vertenza e c’è un esubero ed abbiamo lavoratori vicini alla pensione, si cerca di ‘gestire’ quell’esubero con ‘esodi incentivati’ per quelle multinazionali che possono farlo. Vedi, ad esempio, Pfizer: vertenza esplosa un paio d’anni fa e gestita nell’arco di tre/quattro mesi. Ma è importante evidenziare anche un altro aspetto”.

Prego.
“È vero che a Catania ci sono poche vertenze ma, per contro, c’è molto lavoro povero. Molto lavoro frammentato. Dove il lavoratore, se viene licenziato, si rivolge a noi solo per fare la Naspi”.

E poi c’è anche una “questione sociale”.
“Noi abbiamo denunciato da tempo criticità nel mondo della scuola e della sanità. Le dico che, nell’ambito della scuola, quest’anno a Catania abbiamo avuto il taglio di ben 19 istituti. E tutti nell’ambito di quartieri popolari. Quando proprio i quartieri popolari dovrebbero avere la scuola come presidio di legalità: e sappiamo cosa sta vivendo la nostra città sul fronte della sicurezza. Tagli e riduzione di personale che hanno portato ad avere 110 cattedre in meno. Ragazzi che non vanno più a scuola con una dispersione scolastica di almeno il 25%”.

Perché non si è aperto un tavolo di confronto sulla questione?
“Ma noi da tempo chiediamo alle istituzioni di instaurare un tavolo permanente con le organizzazioni sindacale per discutere di questi temi”.

E che risposta avete avuto?
“Assolutamente nessuna risposta. Prenda il Pnrr. Noi facciamo riunioni con il Comune di Catania e con l’Asp dove ci viene comunicato qual è lo stato di avanzamento dei lavori ma è sempre tutto da verificare. Anche su quel versante, non è che tutto stia andando in modo lineare.
Cioè, dobbiamo nuovamente reintrodurre la buona prassi della concertazione. Che in questa città è scomparsa”.

Qual è il vostro rapporto con l’amministrazione comunale ed il sindaco di Catania?
“Ma non c’è, allo stato attuale, alcun rapporto con il sindaco. Lo abbiamo con gli assessori. L’ultimo rapporto col sindaco lo abbiamo avuto a proposito del finanziamento sulla Zona industriale: ma solo per avere la comunicazione che sono stati stanziati dei fondi. Anche se, poi, ad oggi non è partito assolutamente nulla di quanto c’era stato detto”.

Con l’amministrazione Trantino è esplosa anche la questione legata alla morosità della Cgil sulla sede di via Crociferi. 
“Ribadisco: noi siamo morosi, frutto – ahimè – del Covid e dei tagli ai patronati. E, nel frattempo, c’erano da pagare gli stipendi ai dipendenti. Noi, è chiaro, lasceremo l’immobile e vorrei farlo in tempi celeri ed abbiamo individuato anche un altro sito dove trasferirci. Ma, attenzione, anche lì: sono stati riportati importi che non esistono. Di certo, non c’è 1 milione di euro di arretrato”.

Non è quella la cifra?
“No, assolutamente. È da appena qualche anno che non paghiamo. A mio modo di vedere, è stata fatta un’operazione mediatica alquanto scellerata. Parliamo di nemmeno 300 mila euro di affitti non pagati. Ma, ripeto: non ci sottrarremo a fare un ragionamento col Comune e chiudere la vicenda”.

Una volta di parlava di “autunno caldo”. Oggi, in prospettiva, che stagione si apre per Catania?
“È chiaro che adesso i temi andranno posti. Si farà il punto delle questioni che dovevano essere fatte e che, invece, non sono state fatte. Come Cgil, e vedremo chi altri vorrà essere della partita, metteremo in campo tutte le azioni e gli strumenti a nostra disposizione”.

Quanto pagate a livello territoriale, la frattura tra le forze sindacali?
“Ognuno fa le sue scelte. Noi abbiamo fatto le nostre. Non nascondo che c’è, allo stato attuale – se non proprio una frattura – una visione diversa che non aiuta l’azione delle tre organizzazioni sindacali”.

Silicon Valley a parte, quali sono oggi i punti di forza del lavoro a Catania?
“Noi abbiamo dei volani di sviluppo che vanno disciplinati perché il lavoratore viene essenzialmente sfruttato. Mi riferisco al mondo della ristorazione e della ricezione alberghiera. Il carico di lavoro non è di poco conto”.

In che modo si può intervenire?
“Le condizioni si creano. Ma molto dipende dalle istituzioni e dalle parti datoriali. Se ci sediamo attorno a un tavolo si può fare qualunque ragionamento”.

In conclusione, tornerete in piazza?
“Usciremo con temi forti. Non solo su Catania ma anche sulla Regione: la Finanziaria penalizzerà l’agro-industria. Dal governo nazionale non ci sono risposte a giovani e pensionati. Dalla metà di dicembre avremo tanto di che parlare”.


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