PALAGONIA. Aveva 43 anni Giuseppe Buscemi, il bracciante agricolo palagonese e commerciante di agrumi morto dopo essere stato colpito al torace da due colpi di pistola semiautomatica calibro 7,65 risultata poi essere stata rubata. Secondo gli elementi acquisiti e le ricostruzioni degli investigatori dell’Arma della Compagnia di Palagonia, al comando del capitano Stefano Russo, a sparare quei due fatali colpi sarebbe stato il nipote 24enne Vincenzo Buscemi.
Tuttavia, saranno le indagini dei carabinieri a stabilire cosa sia realmente successo. E ad essere ricostruita sarà anche l’esatta dinamica su quanto accaduto ieri sera, in contrada Vanghella, alla periferia del Comune, dove risiedono le rispettive famiglie.
All’origine del litigio vi sarebbero i dissidi tra Giuseppe Buscemi e la ex moglie per varie questioni del tutto personali.
La pistola sarebbe stata impugnata da Giuseppe Buscemi, gli sarebbe poi caduta dalle mani nel corso di una movimentata colluttazione con il nipote Vincenzo il quale l’avrebbe raccolta e usata contro lo zio per legittima difesa, così come avrebbe sostenuto in presenza del suo avvocato.
La ricostruzione dei fatti, come detto, va tutta verificata.
Intanto per il ventiquattrenne palagonese è stato disposto l’arresto con l’accusa del reato di “omicidio doloso” ed è stato rinchiuso presso la casa circondariale di Caltagirone, a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa che venga fatta luce su ogni passaggio relativo alla tragica serata di ieri.