CATANIA. Non c’è pace per la Zona Industriale di Catania. Nemmeno la recente riforma regionale che ha spazzato via le Asi ed istituito le Irsap (l’istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive), è stata capace di rilanciare le sorti di quella che un tempo era conosciuta da tutti come la Silicon valley etnea. Del resto, a proposito di nomine e di riforme, la beffa è arrivata immediatamente dopo l’insediamento del CdA dell’Irsap: subito commissariato e con un pronunciamento nel merito del Tar atteso non prima del prossimo autunno. Insomma, la vecchia Asi è manco a dirla di nuovo paralizzata. A tutto questo va aggiunto anche una imbarazzante ripartizione dei fondi che vede Catania penultima: davanti soltanto a Gela.
E l’ultima della serie è costituita dalla mancata pulizia dei canali di scolo. L’allarme è stato lanciato da ConfCommercio: in pratica, la possibilità che con l’arrivo delle piogge già a settembre o ottobre le oltre 400 aziende che popolano la zona industriale possano ritrovarsi sommerse da centinaia e centinaia di litri di acqua piovana è una certezza matematica: “Aspettiamo l’alluvione che ci colpirà tra qualche mese – spiega senza troppo fronzoli il presidente regionale di ConfCommercio, Piero Agen -: quest’anno ci siamo salvati perché era stata effettuata la manutenzione dei canali che vanno a scaricare alla Playa. Ma questa volta, oltre alla devastante catastrofe idrogeologica, ci ritroveremo a fare i conti anche col disastro a carico di aziende, capannoni e tutto il resto”.
Tradotto, le imprese dell’ex Asi si preparano a fare la conta dei danni e delle perdite fin da adesso: “Una situazione insostenibile – prosegue Agen -. Personalmente, visto che ci viene detto che mancano le forze, che i Forestali possano darci una mano nella manutenzione dei canali. La verità è che non abbiamo alcun riferimento: a chi competono le cose? Al Comune, alla Provincia, all’Asi o alla Regione? Le racconto quello che tante aziende estere dicono ai nostri imprenditori una volta arrivati nella Zona Industriale: ‘Non pensavano di trovare questa situazione, non siamo interessati a rapporti di lavoro in queste condizioni’. Con tutto il rispetto è come se fossimo in Africa”.
“Nessuno dimentica i danni causati nel marzo del 2012 dall’esondazione dei canali che raccolgono le acque piovane perché non ripuliti dai detriti di colture boschive – racconta Fabio Impellizzeri, rappresentante degli imprenditori della Zona Asi –. Danni calcolati in oltre mezzo milione di euro”. Per la cronaca, sono oltre quattrocento le aziende che operano nella Zona Industriale e più di due mila i posti di lavoro con un indotto che supera le dieci mila unità.