Il caso delle gemelle ucraine costrette a tornare dove c'è guerra

Le gemelle ucraine costrette a tornare lì dove c’è ancora guerra

Afflitte da gravi malattie e sottoposte a cure delicatissime, i genitori affidatari stanno lottando affinché possano rimanere in Italia

CATANIA – Le chiameremo anche noi Francesca e Alessandra. Sono le due gemelle ucraine arrivate a Catania poco dopo lo scoppio della guerra e che a breve potrebbero rientrare in un orfanotrofio della Transcarpazia. Una vicenda paradossale. Non soltanto perché la tragedia del conflitto è ancora in corso, ma per il fatto che le due sorelle sono gravemente malate. Di entrambi i casi se ne sono occupati i medici del Cannizzaro, prima; e quelli dell’istituto Gaslini di Genova, poi. 

Le gemelle ucraine

Si tratta di due cartelle cliniche particolarmente complesse. Francesca è affetta da una microcefalia; Alessandra ha invece un’apertura del cranio da cui fuoriesce ‘materia grigia’. Per questo motivo è stata sottoposta a un delicato intervento a Genova e lì dovrà essere di nuovo ricoverata il 5 febbraio prossimo. 

Accompagnati dall’associazione Lad, fondata da Cinzia Favaro Scacco ed Emilio Randazzo, a sostenere  le cure sono stati finora i genitori affidatari. Una coppia catanese che sta lottando contro il tempo e i protocolli internazionali. Una battaglia affinché le due gemelle ucraine possano rimanere in Italia, fino a quando, almeno, non saranno offerte loro adeguate condizioni di sicurezza.

La storia delle gemelle

Quando sono arrivate a Catania, con le due gemelle, c’erano altri 20 minori provenienti dall’Ucraina. Ad accompagnarli c’era Yuliya Dynnichenco, che da anni vive in Sicilia occupandosi della comunità ucraina presente nell’Isola. Tanto da candidarsi, nel 2014, alla carica di consigliere comunale aggiunto a Palazzo degli elefanti. Nel marzo del 2022, è lei quindi la tutrice delle bambine. Un ruolo che il Tribunale di Catania, però, non le ha più riconosciuto. Già, perché l’intera faccenda è finita davanti ai giudici. 

Sul caso è intervenuta addirittura la Cassazione. La Corte ha riconosciuto a Dynnichenco il ruolo di tutore delle gemelle e di tutti gli altri minori giunti con loro a Catania. Una decisione presa sulla scorta della precedente nomina fatta dal console generale d’Ucraina a Napoli. 

Sarà la corte d’appello del Tribunale di Catania, il 16 agosto prossimo, a dover decidere su un vicenda particolarmente drammatica. Ad accompagnare in questa battaglia i genitori affidatari ci sono gli avvocati Luca Pedullà e Ilaria Spoto Puleo. Per i due legali c’è un evidente conflitto tra il diritto alla salute delle bambine e l’affrettato rientro in Ucraina. 

Perché tornare subito in patria?

Un incrocio che in molti stentano a comprendere. Perché tanta ansia nel richiedere il ritorno in Ucraina di tanti minori mentre il conflitto è tutt’altro che risolto? A quanto pare, neanche il governo di Kiev vuole spingere sull’acceleratore dei rimpatri.

In una risoluzione dello scorso primo giugno, il gabinetti dei ministri ha infatti stabilito che “una petizione per il ritorno dei bambini prima della cessazione della legge marziale – si legge – deve contenere una giustificazione della necessità di restituire i bambini e/o una spiegazione dei motivi dell’impossibilità del loro ulteriore soggiorno. Al fine di prendere decisioni sul ritorno dei bambini l’amministrazione militare studia la fattibilità del rientro”.

Il quotidiano La Sicilia, in un articolo di ieri a firma di Franca Antoci, giornalista che sta seguendo con particolare passione l’intera vicenda, ha dato notizia del ritorno in patria dei primi dieci orfani ucraini. “Sono saliti su un autobus di linea diretti non si sa dove”, ha scritto. Un fatto che aumenta il carico di tensione su di un caso che sta tenendo Catania con il fiato sospeso. 


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